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Fukushima: il Giappone ricorda e si ferma

(Keystone-ATS) Il Giappone si è fermato alle ore 14.46 locali (le 6.46 in Svizzera) in un minuto di silenzio e di emozione nazionale, a un anno dalla triplice catastrofe dell’11 marzo 2011: il terremoto di magnitudo 9, il devastante tsunami e la crisi nucleare di Fukushima, la peggiore da Cernobyl.

L’imperatore Akihito, con la consorte Michiko, partecipa alla cerimonia ufficiale voluta dal governo presso il Teatro Nazionale di Tokyo, cui è presente il premier Yoshihiko Noda con il suo esecutivo.

Akihito ha espresso ringraziamento a nome dell’intero Giappone per la solidarietà internazionale maturata dopo la catastrofe. “Non dobbiamo dimenticare la tragedia – ha aggiunto l’imperatore reduce da un intervento di bypass coronarico -, ma trasmetterla alle nuove generazioni per un futuro più sicuro”.

Nel corso della cerimonia al Teatro Nazionale di Tokyo, l’imperatore ha ricordato le vittime, il sacrificio dei volontari (come i pompieri) e la crisi nucleare, ancora da risolvere.

“Tanta gente vive in condizione difficile e faremo il massimo per una vita sicura, aumentando gli sforzi contro la contaminazione nucleare e gli sforzi per recuperare Fukushima, facendone un posto più bello”, ha affermato da parte sua il premier Yoshihiko Noda.

L’impegno del governo giapponese è di “ricostruire le aree devastate” quanto prima. Manterremo viva la memoria per le generazioni future, per rafforzare la prevenzione”, ha promesso Noda.

Cerimonie si sono tenute in tutto il Paese e soprattutto nel Tohoku, l’area a Nordest del Giappone devastata dalla forza dello tsunami che ha superato i 40 metri di altezza, ad esempio, sulla costa di Ofunato, città della prefettura di Iwate.

Il numero dei morti è di 15.854, nei dati della polizia nazionale aggiornati al 10 marzo, mentre quello dei dispersi è di 3.155 e quello dei feriti, nell’ultimo conteggio disponibile, è di 26.992. Le case distrutte ammontano a 129.107 unità, quella danneggiate a quota 254.139.

Il numero di evacuati su scala nazionale al 23 febbraio è di 343.935 unità, con almeno 80.000 provenienti dalla ‘no-entry zonè dei 20 km intorno alla centrale nucleare di Fukushima.

Proprio le proteste contro l’atomo a uso civile hanno segnato la giornata, con appuntamenti in numerose città e località del Giappone, a partire da Koriyama e Fukushima, entrambe nella prefettura a più rischio contaminazione.

A Tokyo, nel centrale Hibiya Park, si sono riunite diverse migliaia di persone, prima di dare vita a una catena umana anti nucleare per ‘circondarè i vicini palazzi governativi.

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