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Furto informatico a SIC: depositato atto d’accusa

(Keystone-ATS) Il Ministero pubblico della Confederazione (MPC) ha depositato lo scorso primo ottobre presso il Tribunale penale federale (TPF) l’atto d’accusa contro l’informatico arrestato nel 2012 per il furto di dati negli uffici del servizio segreto svizzero SIC.

La notizia, data oggi dal sito web del quotidiano “Tages-Anzeiger” ripreso anche dal “Bund”, è stata confermata all’ats dalla portavoce dell’MPC Anna Wegelin. L’uomo – ha precisato la portavoce – è accusato di spionaggio politico e tentata violazione del segreto d’ufficio. La Procura federale aveva ipotizzato in un primo tempo – e ancora lo scorso giugno – anche il reato di spionaggio economico.

L’informatico oggi 47enne era stato arrestato il 25 maggio 2012 su segnalazione dell’UBS, presso una cui filiale bernese voleva aprire un conto cifrato. Il caso era però emerso solo a fine settembre 2012 quando il Dipartimento della difesa e la Procura federale si erano visti costretti a rivelare, anticipando un articolo della SonntagsZeitung, che un informatico del Servizio delle attività informative della Confederazione (SIC) scontento e con “problemi psichici” si era portato a casa incontrollato nello zaino diversi dischi rigidi con “parecchi terabyte” di dati ultrasensibili, che voleva vendere all’estero.

La Procura federale aveva parlato il 27 settembre 2012 di un “grave caso di spionaggio” per fortuna quasi certamente sventato, che “avrebbe potuto mettere in pericolo la sicurezza del Paese”. Secondo la SonntagsZeitung del 7 ottobre successivo l’uomo avrebbe copiato l’intero mail server del servizio segreto con i suoi allegati non criptati, includenti anche rapporti segreti dei servizi partner esteri.

Secondo il “Tages-Anzeiger” l’imputato non è ticinese come riferito a suo tempo da alcuni media ma è originario di Basilea Campagna, è nato nel Suditalia ed è cresciuto nella Penisola prima di trasferirsi in Svizzera. Al momento dell’arresto viveva nei pressi di Berna. Sempre secondo il giornale zurighese ha trascorso circa sei settimane in detenzione preventiva e si è poi trasferito nella Svizzera meridionale, cambiando più volte avvocato. La perizia psichiatrica non avrebbe portato a particolari riscontri che potrebbero avere effetti sul processo.

Il “Tagi” riferisce ancora che sulla base di quanto appurato dall’inchiesta i dati informatici sono sempre rimasti a casa dell’imputato (ragione per cui l’accusa si limita alla “tentata” violazione del segreto d’ufficio) e che nel corso di una perquisizione sono stati trovati due testi in inglese in cui se ne offriva la vendita. Dopo la fusione tra l’intelligence interna (Servizio di analisi e prevenzione, SAP) e quella rivolta all’estero (Servizio informazioni strategico, SIS) nel SIC, avvenuta all’inizio del 2010, l’uomo si sarebbe sentito isolato. Ci sarebbero state assenze prolungate dal lavoro e conflitti con i superiori.

L’uomo non ha mai confessato, scrive ancora il giornale, ragione per cui è stato impossibile un patteggiamento in base alla procedura abbreviata prevista dal nuovo codice di diritto processuale. Ciò avrebbe consentito al SIC – duramente bacchettato dalla Delegazione delle Commissioni della gestione delle Camere preposta alla vigilanza sui servizi segreti – di evitare un processo regolare con il rischio di nuova pubblicità nei suoi confronti e di fughe di informazioni scottanti.

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