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Gay: “Fatwa” cecena su Novaya Gazeta

Un uomo manifesta per i diritti degli omosessuali fuori dall'ambasciata russa di Londra. KEYSTONE/AP PA/THOMAS HORNALL sda-ats

(Keystone-ATS) Continua a fare rumore in Russia l’inchiesta di Novaya Gazeta – il giornale in cui militò Anna Politkovskaia – sulle violenze e gli abusi a cui sono sottoposti in Cecenia gli omosessuali.

La denuncia ha fatto il giro del mondo e ha spinto Ong e enti internazionali come Onu e Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce) a chiedere di “fermare la repressione”, suscitando le ire del consiglio dei venerabili ceceni e del muftì, che in una risoluzione hanno invocato “la vendetta” contro gli autori dell’inchiesta.

Parole che odorano di “fatwa” e che hanno spinto il direttore del giornale a chiedere l’intervento delle autorità russe per far rispettare la legge e proteggere i giornalisti, mentre il Cremlino ha fatto sapere che “segue la vicenda”.

Novaya Gazeta, in un editoriale firmato dalla redazione, ha scritto che il 3 aprile scorso, a tre giorni dalla pubblicazione del primo articolo, a Grozny si è tenuta una riunione nella moschea centrale a cui hanno partecipato oltre “15’000 persone”: tra questi c’erano i 24 leader religiosi più importanti della Cecenia e Adam Shakhidov, consulente del boss ceceno Ramzan Kadyrov.

Shakhidov ha bollato i reporter di Novaya Gazeta come “nemici della nostra fede e della madrepatria”. La riunione si è conclusa con una “risoluzione del Consiglio” in cui, “in virtù dell’insulto alla cultura secolare della Cecenia e alla dignità dei suoi uomini”, si promette “la rappresaglia” contro i responsabili, “dovunque essi siano, chiunque essi siano, non importa quanto ci vorrà”.

Una reazione violentissima, che stando ai giornalisti di Novaya Gazeta ha provocato un’ondata di odio sui social network. Da qui la richiesta d’intervento da parte delle autorità e una lettera indirizzata al muftì in persona, Salah Mejiev, scritta dal direttore del giornale, Dmitri Muratov.

Novaya Gazeta, in sostanza, dice di avere il più “profondo rispetto” per il popolo ceceno al quale “siamo stati vicino negli anni tremendi della guerra”. “Ma il nostro giornale si batterà sempre per la difesa dei diritti umani in Cecenia e in altre regioni della Russia”.

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