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Gaza: arriva Ashton, razzo Qassam torna a uccidere

(Keystone-ATS) GAZA – Un razzo Qassam lanciato contro il sud d’Israele dalla Striscia di Gaza – la porzione di territorio palestinese controllata dagli integralisti di Hamas – è tornato oggi a uccidere dopo diversi mesi nel giorno dell’arrivo nell’enclave della nuova rappresentante della politica estera dell’Ue, Catherine Ashton.
L’ordigno è esploso poco al di là del confine, nel kibbutz di Nativ Hasara, ferendo mortalmente un bracciante agricolo thailandese che in quel momento era al lavoro nei campi. Nelle ore precedenti altri due Qassam erano caduti non lontano dalla cittadina di Sderot (sud di Tel Aviv) nel quadro di una improvvisa recrudescenza di attacchi che tuttavia non aveva provocato vittime. Il terzo, invece, è risultato mortale.
L’episodio – oggetto di un’rivendicazione d’incerta attendibilità fatta circolare con un sms lampo dal gruppuscolo salafita Ansar al-Sunna, ispirato agli slogan Al Qaida e che contesta Hamas da posizioni ancor più radicali – ha macchiato la visita di Ashton: un evento eccezionale per la Striscia di Gaza, dove da tempo mancava la presenza di un alto esponente della comunità internazionale. Visita di carattere umanitario e che non prevede incontri con rappresentanti di Hamas, ma durante la quale l’emissaria dell’Unione Europea ha comunque voluto condannare “con fermezza ogni atto di violenza”.
Reduce da colloqui in Israele e in Cisgiordania con i vertici dello Stato ebraico e dell’Autorità nazionale palestinese del presidente moderato Abu Mazen, Ashton è in questi giorni al debutto sulla scena mediorientale in un momento di rinnovata tensione, ma anche di tentativi di rilancio del processo di pace. Tentativi che domani saranno discussi a Mosca sul tavolo del Quartetto (il forum di mediazione composto da Usa, Russia, Ue e Onu) al quale la stessa rappresentante della politica Estera di Bruxelles parteciperà con Hillary Clinton, Serghiei Lavrov, Ban Ki-moon (atteso a sua volta la settimana prossima nella regione), oltre che con i due mediatori George Mitchell e Tony Blair.

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