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Gaza: pioggia razzi su Israele dopo raid mortale

(Keystone-ATS) Una pioggia di razzi Grad e Qassam – almeno dieci da ieri sera – si è abbattuta in queste ore sul sud d’Israele in risposta all’ondata di raid aerei che fra mercoledì e la notte scorsa hanno provocato quattro morti nella Striscia di Gaza controllata dagli integralisti di Hamas.

La spirale di violenze – che la diplomazia egiziana sta cercando con affanno di frenare – ha subito una nuova impennata sulla scia della triplice incursione aerea compiuta nelle prime ore di oggi dall’aviazione israeliana sulla Striscia, contro installazioni militari di Hamas. Incursioni che hanno investito anche un edificio residenziale, semidistrutto dalle esplosioni e dal fuoco, sotto le cui macerie ha trovato la morte un civile palestinese e almeno altre 14 persone (in parte suoi familiari), inclusi 7 bambini.

Un episodio che lo stesso ufficio del portavoce militare israeliano ha riconosciuto, esprimendo “rammarico”, ma rigettando su Hamas la responsabilità ultima dell’accaduto: sulla base d’una ricostruzione stando alla quale i civili sarebbero stati colpiti dalla “deflagrazione collaterale” di ordigni stivati in una delle installazioni delle Brigate Ezzedin Al Qassam centrate dai missili dei jet con la stella di Davide.

Di tutt’altro segno l’interpretazione di Hamas, che per bocca del capo del governo di fatto di Gaza, Ismail Haniyeh, e del portavoce Fawzi Barhumi, ha accusato Israele – a margine delle preghiere del venerdì islamico – di voler innescare deliberatamente “un’escalation” per “testare la risposta dell’Egitto e degli altri Paesi arabi” di fronte a un ipotetico nuovo scenario di guerra a vasto raggio contro la Striscia.

A rinfocolare le tensioni aveva contribuito già mercoledì l’uccisione di un palestinese, individuato e colpito dal cielo dai jet israeliani mentre s’apprestava a lanciare un razzo. E soprattutto, giovedì, quella di due noti miliziani di Gaza – uno dei quali sospettato di pianificare “un attacco terroristico in Israele dal Sinai egiziano” – annichiliti dal missile scagliato da un drone (aereo senza pilota) contro la vettura su cui viaggiavano nel quadro di un improvviso ritorno alla contestata pratica delle cosiddette ‘esecuzioni miratè.

Azioni a cui non le batterie di Hamas e delle altre fazioni radicali palestinesi hanno replicato ieri con una salva di almeno cinque razzi caduti in zone disabitate del sud d’Israele, ma almeno in tre casi a poca distanza dalle aree urbane di Beer Sheva o Ashqelon. E oggi con un’altra mezza dozzina di ordigni: finiti tutti in campo aperto, senza conseguenze per cose o persone, salvo due intercettati dal sofisticato sistema di difesa anti-missilistico israeliano Irom Dome nei dintorni della città portuale di Ashdod (40 chilometri a sud di Tel Aviv).

L’ambasciatore egiziano presso l’Autorità palestinese (Anp) ha rivolto intanto un appello alla moderazione, annunciando che la diplomazia del Cairo sta prendendo contatti con entrambe le parti per evitare che le cose sfuggano di mano e ripristinare la situazione di relativa calma delle ultime settimane. Nel sud d’Israele – laddove le sirene d’allarme continuano a suonare a ripetizione – il clima resta tuttavia teso, così come a Gaza. Mentre un ulteriore focolaio si è acceso anche in Cisgiordania dove oggi a Nabi Saleh, vicino a Ramallah, a margine di tafferugli scoppiati durante una delle tradizionali manifestazioni del venerdì contro la barriera che separa i Territori da Israele, un attivista palestinese è stato colpito al capo da un lacrimogeno sparato da un soldato israeliano. Ora è in ospedale sospeso fra la vita e la morte.

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