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Gb: sciopero paralizza metropolitana, Londra nel caos

Ingressi della metropolitana chiusi oggi a Londra Keystone/EPA/HAYOUNG JEON sda-ats

(Keystone-ATS) Giornata di passione a Londra, sprofondata nel caos sull’onda di uno sciopero che ha paralizzato la metropolitana, lo storico ‘Tube’, arteria vitale per gli spostamenti nella tentacolare metropoli britannica.

Il serpentone si è fermato dalle 18 di domenica, lasciando a piedi fino alla stessa ora di oggi milioni di londinesi e turisti, scatenando un effetto a catena d’incolonnamenti biblici di passeggeri in attesa di bus, taxi o dell’overground (i treni di superficie) e mettendo a dura prova – in una giornata piovosa come tante – perfino il proverbiale ‘gusto’ inglese per le code.

La protesta, proclamata dai lavoratori di due delle maggiori organizzazioni sindacali di categoria, la Rmt e la Tssa, era stata approvata dagli iscritti. E l’adesione è stata alta. Stop totale del servizio underground nella Zona 1, cuore centrale della capitale del Regno, rare eccezioni negli anelli periferici più larghi a cominciare dalla Zona 2: dove tuttavia i convogli si sono mossi a singhiozzo, solo episodicamente, fra disagi e autentici ‘assalti alla diligenza’. Al punto che la stazione di Clapham Junction, nodo strategico a sudovest della città, è stata evacuata nella mattinata per il sovraffollamento.

L’astensione dal lavoro, non la prima negli ultimi tempi, è il risultato d’una vertenza bloccata da mesi. I sindacati denunciano il mancato rispetto degli accordi sulla promessa fatta dall’azienda di gestione – Transport for London (TfL) – di stabilizzazione dei precari e riassunzione di alcune centinaia di persone rimaste a casa durante la fase di automatizzazione dei servizi di biglietteria che ha comportato la chiusura di numerosi botteghini.

Un impegno mantenuto solo per un quinto di coloro che erano finiti a spasso, sbotta Mick Cash, segretario generale della Rmt, respingendo l’accusa alle Trade Union – cavalcata dalla stampa di destra – d’aver di fatto “preso in ostaggio” gli utenti. E imputando semmai alla parte aziendale di “mettere a repentaglio la sicurezza del servizio con un numero di addetti sottodimensionato rispetto alle esigenze”: tanto più dopo il recente e faticoso accordo sull’apertura notturna di alcune linee. A nulla è valsa l’offerta messa sul tavolo in extremis dalla Tfl (pura facciata, secondo i sindacati). Né l’appello del sindaco Sadiq Khan (Labour), che aveva tentato di mediare, ma che alla fine ha condannato lo sciopero come “non necessario” anche a costo di offuscare la sua fama di ‘colomba’ rispetto al predecessore Tory, Boris Johnson, ora agli Esteri.

La protesta che ha fermato il Tube non è del resto isolata in Gran Bretagna sullo sfondo d’una nuova stagione di rivendicazioni che coinvolge in particolare i trasporti, ma minaccia d’allargarsi nei prossimi giorni pure ai lavoratori delle centrali nucleari dell’isola, a loro volta sul piede di guerra. ‘Colpa’ del proliferare di forme contrattuali flessibili e spesso precarie che si nascondo dietro i numeri ufficiali record sull’occupazione, fino alla contraddizione in termini del cosiddetto ‘contratto a zero ore’.

Soluzioni che non sembrano poter stemperare il malessere sociale e le disuguaglianze crescenti, come tuona l’opposizione laburista del radicale Jeremy Corbyn, ma ammette la stessa nuova premier conservatrice, Theresa May: evocando una svolta post-thatcheriana più solidale e meno individualistica per adesso solo annunciata.

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