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GE: Eric Stauffer prosciolto dall’accusa di traffico di droga

Eric Stauffer, deputato fondatore del Mouvement citoyens genevois (MCG), e il suo avvocato Yaël Hayat (foto d'archivio). Keystone/SALVATORE DI NOLFI sda-ats

(Keystone-ATS) Il fondatore del Mouvement citoyens genevois (MCG) Eric Stauffer è stato prosciolto in appello dall’accusa di infrazione alla legge sugli stupefacenti. In precedenza, il deputato era stato condannato a una pena pecuniaria con la sospensione condizionale.

Rivelato oggi dalla “Tribune de Genève”, il fatto è confermato dalla legale di Stauffer, Yaël Hayat, secondo cui “questa decisione della giustizia è infinitamente rassicurante e va oltre il regolamento di conti”.

Il caso risale al settembre 2013, nel pieno della campagna elettorale per le elezioni cantonali. Allora candidato al Consiglio di Stato, l’imputato aveva inscenato uno spaccio di cocaina nel quartiere Pâquis di Ginevra, con l’obiettivo di denunciare l’inerzia delle autorità giudiziarie nei riguardi dei trafficanti di droga.

Stauffer si era recato di notte nel quartiere caldo della città di Calvino con altri membri dell’MCG e aveva dato 200 franchi al più giovane di loro, incaricandolo di chiedere a un gruppo di africani se avessero della droga da vendere. Il militante era tornato poco dopo con due “bolas” contenenti ciascuna un grammo circa di cocaina. La scena era stata filmata e poi diffusa su internet.

In primo grado, lo scorso 4 dicembre, il Tribunale di polizia ha confermato la condanna con la condizionale a 45 aliquote giornaliere di 230 franchi l’una, più una multa di 2500 franchi e spese giudiziarie per 600 franchi, inflitta al politico con un decreto d’accusa dal procuratore generale Olivier Jornot, secondo cui il deputato aveva preso il rischio che la droga finisse in mani altrui, oppure di nuovo sul mercato.

La Camera di appello e di revisione rileva invece che il comportamento del deputato e del giovane militante MCG “aveva quale obiettivo di contattare le forze dell’ordine e di consegnare loro la cocaina”. Non avevano dunque l’intenzione di consumarla, né di venderla, di consegnarla ad altre persone o di abbandonarla per strada, rilevano i giudici.

L’intenzione dei militanti dev’essere considerata delittuosa, “ma poiché l’obiettivo era di evitare, facendolo distruggere dalle autorità, che lo stupefacente finisse nelle mani di un consumatore, l’atto rimproverato al deputato può essere considerato sotto il profilo del rischio ammissibile”, hanno ritenuto i giudici.

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