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GE: le nubi si addensano sul centro alternativo “L’Usine”

(Keystone-ATS) Il futuro del centro culturale alternativo “L’Usine” di Ginevra, l’ultimo nella città di Calvino e uno dei più grandi del genere in Svizzera, è ormai incerto: il Consiglio comunale ha deciso nel corso della sua ultima seduta di cancellare i sussidi per il 2016.

La decisione è stata presa in seguito al rifiuto del centro di piegarsi alle nuove norme della legge cantonale sugli esercizi pubblici.

Quest’ultima prevede il rilascio di un’autorizzazione per ogni spaccio di bevande. Frequentata ogni settimana da migliaia di persone, “L’Usine” ne conta complessivamente cinque, di dimensioni diverse, per le quali ha beneficiato per oltre vent’anni di una sola e unica autorizzazione.

Deciso ad applicare le nuove disposizioni legali, il consigliere di Stato Pierre Maudet, capo del Dipartimento ginevrino della sicurezza e dell’economia, si è visto opporre un chiaro rifiuto. Composta da 18 associazioni attive in diversi campi culturali (musica, cinema, teatro, arti), “L’Usine” fa valere di essere un’entità autogestita “unica, indivisibile e solidale”, le cui attività non possono essere frazionate.

Nel braccio di ferro avviato con il “ministro” PLR, il centro culturale ha osservato un giorno di “sciopero” il 2 ottobre. La notte dal 24 al 25 ottobre circa mille persone hanno inscenato una manifestazione non autorizzata, durante la quale sono state commesse depredazioni.

In risposta, la maggioranza di destra del Consiglio comunale della città di Ginevra ha deciso mercoledì sera di bloccare i sussidi 2016 destinati al centro, un importo di circa un milione di franchi nel quale è compresa la messa a disposizione dell’ex fabbrica in cui è insediata “L’Usine”.

Il legislativo comunale ha pure deciso di detrarre dalla sovvenzione, qualora essa dovesse essere ripristinata, i risarcimenti relativi ai vandalismi dello scorso fine settimana.

In un comunicato odierno, i Verdi ginevrini condannano la “strategia incoerente e pericolosa” della destra, che rischia di “fomentare ulteriori disordini”. In un’intervista oggi alla “Tribune de Genève”, il municipale di Ginevra responsabile della cultura Sami Kanaan definisce dal canto suo “gravissime” le decisioni del Consiglio comunale nei riguardi di un “luogo estremamente creativo e polivalente”, particolarmente apprezzato dai giovani.

Dopo la fine del centro autogestito “Rhino” nel 2007, “L’Usine” – nata nel 1989 sulla scia del movimento “squat” – è attualmente l’ultimo bastione della cultura alternativa sopravvissuto a Ginevra.

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