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Gheddafi parla ancora: "non mi arrendo, vinceremo"

Questo contenuto è stato pubblicato il 01 settembre 2011 - 17:47
(Keystone-ATS)

Muammar Gheddafi torna a parlare, per la quarta volta da quando i ribelli hanno preso Tripoli il 21 agosto scorso, e di nuovo invita le tribù a "resistere", promette che "non si arrenderà mai", e minaccia che la Libia sarà messa "a ferro e fuoco", affermando che sarà "una lunga battaglia" e che alla fine "noi vinceremo". "Non siamo donne - ha detto - non siamo schiavi".

Per lanciare il suo messaggio, indirizzato anche "alle tribù di Tripoli", il colonnello ha scelto il canale Al Rai, con base a Damasco, da cui ieri notte anche il figlio Saif al Islam aveva incitato Sirte a "resistere" contro i ribelli. La voce di Gheddafi, nel suo discorso lungo circa dieci minuti, ritrasmesso anche dal canale satellitare Al Arabiya, è apparsa più calma rispetto agli ultimi messaggi audio.

Il rais ha continuato a ostentare sicurezza, nonostante negli ultimi giorni stiano cadendo una dopo l'altra le sue ultime roccaforti: "Non ci arrenderemo mai - ha detto -, non siamo donne". E ammonisce: "Le tribù di Bani Walid e Sirte sono armate ed è impossibile assoggettarle".

Quanto ai ribelli, il rais li accusa di usare mercenari, la stessa accusa rivoltagli dagli insorti fin dall'inizio della rivolta, e instilla il dubbio che tra di loro ci siano "divergenze".

"Continuate a combattere - ha aggiunto incitando le tribù libiche alla lotta - anche se non sentite la mia voce".

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