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Giappone: ‘terza freccia’ Abenomics con riforme strutturali

(Keystone-ATS) Il Giappone scocca la “terza freccia” della Abenomics, dedicata all’ambizioso pacchetto di riforme strutturali per rilanciare economia e competitività: nel mirino i settori agricolo, energetico, medicale e del lavoro.

Nella conferenza stampa seguita al via libera del governo, il premier Shinzo Abe ha detto che il piano punta a “accelerare la strategia di crescita, facendo il possibile per assicurare che la ripresa si diffonda in tutto il paese”.

Alle prime due “frecce”, la politica monetaria ultraespansiva e gli incentivi fiscali, il premier ha lavorato già poco dopo la costituzione del governo a fine 2012.

Il pacchetto annunciato oggi, il più complesso e articolato, comprensivo di oltre 200 misure, è quello destinato a incontrare le maggiori ostacoli in base alla tradizionale resistenza del settore delle imprese ai cambiamenti, anche se questa volta è il destinatario di molti provvedimenti.

A partire dal taglio delle tasse, dal 35,6% attuale fin sotto il 30% (“troveremo le risorse per l’operazione”, ha detto Abe), entro i due anni dall’esercizio fiscale 2015, per aumentare la competitività e rilanciare gli investimenti diretti stranieri.

La strategia di crescita prevede la messa in campo dell’artiglieria pesante: l’esecutivo vuole che il Government Pension Investment Fund (Gpif), il più grande fondo pensionistico al mondo, usi i suoi 129.000 miliardi di yen di asset (circa 930 miliardi di euro) per rivedere il portafoglio investimenti dominato da bond nazionali a favore di altri titoli al fine di incoraggiare i player stranieri ad acquistare titoli giapponesi.

Le riforme, ha osservato il premier, “sono necessarie per stimolare gli investimenti delle imprese e l’innovazione”.

Contro la carenza di manodopera per il calo demografico, il governo ha varato norme per aiutare la parità di genere, l’uso dei robot e l’utilizzo della manodopera straniera (come “per le opere da costruire per le Olimpiadi di Tokyo 2020”, ha ricordato il premier) che non sono vere politiche sull’immigrazione.

Sul fronte occupazionale ci sarà una maggiore flessibilità, con i salari rivisti “sul merito”, mentre è previsto il riassetto sostanziale del sistema delle cooperative, freno all’agricoltura nipponica, puntando a un export di 5.000 miliardi di yen (poco meno di 44 miliardi di franchi) entro il 2030.

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