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Giappone: al via tra proteste trasloco base Usa a Okinawa

Un'immagine mostra Henoko, l'area sul versante centro orientale di Okinawa che è stata scelta per sostituire l'attuale base di Futenma che sorge in una zona altamente popolata a sud dell'isola (foto d'archivio). KEYSTONE/AP Kyodo News/KAZUHIKO YAMASHITA sda-ats

(Keystone-ATS) Okinawa, la base americana della discordia. Tra le proteste della popolazione locale che chiede la rimozione incondizionata delle attività dei militari americani dall’isola, sono iniziati i primi lavori per il trasloco della base militare statunitense.

Più di 220 blocchi di cemento dal peso di 10 tonnellate saranno disposti nei prossimi 3 mesi al largo delle coste del distretto di Henoko, l’area sul versante centro orientale di Okinawa che è stata scelta per sostituire l’attuale base di Futenma che sorge in una zona altamente popolata a sud dell’isola. Successivamente il governo giapponese costruirà un muro a protezione dell’insenatura tra aprile e maggio, prima di avviare una bonifica del territorio per la progettazione della pista di decollo. La durata dell’intero progetto non dovrebbe superare i 5 anni.

Intanto continua il braccio di ferro tra l’amministrazione locale ed il governo centrale. Il governatore di Okinawa, Takeshi Onaga, eletto alla fine del 2014 in scia alla ferma opposizione alla presenza dei militari, ha annunciato che continuerà nel suo tentativo di impedire la prosecuzione dei lavori tramite misure legali, inclusa la revoca del permesso per il risanamento del territorio. Secondo un editoriale del quotidiano liberale Mainichi, il trasferimento della base su un’altra località dell’isola senza ottenere il consenso dei residenti non fa altro che destabilizzare l’alleanza bilaterale tra Giappone e Stati Uniti.

La decisione finale – secondo il commento del giornale – dovrà essere presa dalle diplomazie dei due Paesi, fuori dalle aule dei tribunali, evitando di penalizzare ulteriormente i residenti. Di simile avviso è il quotidiano di sinistra Asahi, secondo cui il premier Shinzo Abe dimostra ancora una volta di voler dare la priorità all’amministrazione del presidente Donald Trump, in anticipazione del vertice di venerdì a Washington, anziché ascoltare le voci degli abitanti dell’isola.

Dopo una serie di battaglie legali tra il governo centrale e l’amministrazione locale, la decisione della Corte Suprema ha sollecitato una manovra spedita delle operazioni, che neanche le recenti rilevazioni sull’impatto ambientale, con la temuta distruzione dalla barriera corallina, sono riusciti a rallentare. Il braccio di ferro tra il governatore Onaga e l’esecutivo è destinato a proseguire in assenza di importanti concessioni da entrambe le parti.

A Okinawa sono dispiegati poco più della metà dei 54mila militari statunitensi di stanza in Giappone; le basi occupano attualmente quasi il 20% della superficie dell’isola e circa il 40 per cento delle sue aree coltivabili. Se da un lato generano un indotto notevole, dall’altra parte sono la causa di numerosi crimini di cui è stata vittima la popolazione locale.

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