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Giornalista “Weltwoche” condannato per diffamazione

Philipp Gut, giornalista della Weltwoche, in una fotografia di archivio. KEYSTONE/WALTER BIERI sda-ats

(Keystone-ATS) Il tribunale distrettuale di Zurigo ha condannato oggi il giornalista della “Weltwoche” Philipp Gut per diffamazione.

Secondo Gut, l’ex deputata al Gran consiglio di Zugo, Jolanda Spiess-Hegglin (Verdi), si sarebbe inventata le accuse di atti sessuali con persone incapaci di discernimento o inette a resistere nei confronti del collega nel parlamento cantonale Markus Hürlimann (UDC).

Per il giornalista del settimanale vicino al partito democentrista, la donna – madre di tre figli – avrebbe agito in questo modo per nascondere al marito una “scappatella” col collega UDC durante una festa.

Una versione della vicenda respinta dal tribunale, che ha condannato il giornalista ad una pena sospesa con la condizionale, e un periodo di prova di due anni, di 60 aliquote giornaliere da 130 franchi l’una. Oltre a ciò, l’articolo sotto accusa dovrà essere tolto sia dalla banca dati del settimanale come anche dal database SMD (portale specializzato nell’archiviazione di articoli giornalistici).

La stessa “Weltwoche” dovrà pubblicare la condanna inflitta dal tribunale al proprio giornalista nella sezione “Analysen und Kommentare”. Gut dovrà inoltre versare alla donna diffamata 2500 franchi quali riparazione morale e un indennizzo di 12 mila franchi.

Nel corso del dibattimento, il giornalista ha dichiarato di aver scritto il proprio testo sulla base degli atti dell’inchiesta e testimonianze. “Ho fatto solo ciò che ritenevo giusto”, ha sostenuto.

La gran consigliera era finita al centro di uno scandalo sessuale a causa di un rapporto intimo con il collega ed ex presidente dell’UDC cantonale Markus Hürlimann. I fatti avvennero la notte fra il 20 e il 21 dicembre 2014 in un albergo di Zugo, al termine dei festeggiamenti per la nomina del nuovo presidente del governo cantonale.

Entrambi i “protagonisti” avevano detto di aver bevuto molto e di non ricordarsi cosa fosse effettivamente accaduto quella notte. Il giorno seguente, la gran consigliera dei Verdi si era svegliata con dolori al basso ventre e, temendo che le fosse stata somministrata contro la sua volontà qualche droga, si era recata in ospedale.

I risultati delle analisi eseguite presso l’Istituto di medicina legale dell’Università di Zurigo non avevano rilevato tuttavia alcuna traccia di GBH, nota come “la droga dello stupratore”, nei capelli della gran consigliera. L’inchiesta contro Hürlimann era poi stata archiviata.

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