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Grano: Russia brucia, s’impenna prezzo dei future

(Keystone-ATS) CHICAGO – La Russia brucia sotto un’ondata di caldo mai vista dal tempo degli Zar e a Chicago il prezzo del grano si impenna come mai dal tempo della crisi petrolifera degli anni 1972-1973. È il gioco dei futures, cioè quei contratti che scommettono sull’andamento futuro dei prezzi delle commodity oggetto del contratto sottostante.
Secondo alcuni economisti i futures generano speculazione e alcuni politici ritengono si debba vietare quelli sulle materie prime alimentari, in particolare il grano, perché non si può speculare sulla fame.
Fatto sta che da qualche tempo i prezzi del frumento sul Chicago board of trade e sull’EuroNext di Parigi è sotto pressione, proprio in seguito alle notizie provenienti dalla Russia, ma anche dall’Ucraina e dal Kazakistan dove si prevedono una riduzione della produzione.
Fra ieri e oggi l’impennata si è fatta tanto significativa da far dire al “Financial Times” in un articolo di prima pagina che il “rally ricorda la crisi globale delle materie prime alimentari del 2007-2008” citando previsioni di analisti e trader che danno la produzione Russia (uno dei dieci maggiori produttori di grano) in calo del 27%. E dove si ventila il rischio che Mosca, come nel 2007-2008 – chiuda le frontiere all’export.
La notizia, forse non a caso, arriva all’inizio della campagna commerciale quando parte l’ovvio braccio di ferro fra coltivatori e industrie della farina per accordarsi sul prezzo.
A Chicago il prezzo del grano è salito del 4% in un solo giorno (a 7,3 dollari per bushel, 0,21 euro al chilo) per i future con consegna a dicembre. All’Euronext di Parigi una tonnellata di grano tenero oggi vale 198 euro, per consegna ad agosto, mentre un mese fa era di 140 euro. Rispetto al 2009, che fu anno di crisi, il balzo è del +50%.

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