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Grecia in recessione; scontri agricoltori-polizia

(Keystone-ATS) Situazione di nuovo tesa in Grecia. C’è il dossier economico, con un Pil ufficialmente in recessione. Ci sono gli scontri di piazza fra la polizia e gli agricoltori ad Atene. E il confronto rovente con l’Europa sulle frontiere esterne.

Come se non bastassero lo spread tornato sopra 1.000 e i dubbi sul risorgere del rischio ‘Grexit’ sollevato persino dal Fondo monetario internazionale, per il premier greco Alexis Tsipras si aprono tre partite difficilissime.

Con un -0,6% nel quarto trimestre dopo il -1,4% dei tre mesi precedenti, l’economia torna ufficialmente in recessione il giorno dopo l’allarme, lanciato dal capo economista del Fmi Poul Thomsen, secondo cui senza un piano per il debito “presto i timori di Grexit si riaffacceranno”.

È un dato atteso e quasi scontato, ma che rischia di certificare che il pacchetto di risanamento concordato con la Ue la scorsa estate è sempre più fuori portata. A meno, come dice il Fondo monetario internazionale, di un taglio del debito o una riforma delle pensioni davvero incisiva.

Contro quella riforma, contro un inasprimento fiscale che triplicherebbe i loro contributi, oggi hanno protestato centinaia di agricoltori ad Atene, arrivati da tutta la Grecia (molti partiti da Creta) per una manifestazione di fronte al ministero dell’Agricoltura in cui sono esplosi scontri violenti con la polizia, fra cassonetti incendiati, lanci di pomodori, sassi e bastonate da una parte e lacrimogeni degli agenti in divisa antisommossa dall’altra.

Nel pomeriggio, in un clima rasserenatosi, oltre una dozzina di trattori e centinaia di manifestanti sono arrivati in piazza Syntagma, davanti al parlamento greco, unendosi all’altra manifestazione in corso pacificamente contro la riforma delle pensioni e l’aumento della pressione fiscale.

Tsipras è stretto fra la protesta e le richieste dei creditori: i mercati vogliono “misure reali e simboliche” che dimostrino che il governo ha in mano la situazione, spiega Tassos Anastasatos, economista di di Eurobank Ergasias.

Proprio gli stessi mercati, tuttavia, sono i primi a dire che il 2016 sarà un anno nero per l’economia: la domanda debole delle famiglie, massacrata dai tagli e dalle tasse, dovrebbe essere compensata da investimenti ed export in un contesto di crescita globale che peggiora di giorni in giorno. Mettendo a rischio peggioramento le stime dell’Europa che per il 2016 prevedono una contrazione dello 0,7%, e a ricaduta anche il percorso di rientro dell’enorme debito superiore al 180% del Pil.

E poi c’è il dossier migranti: il Consiglio Ue ha dato al paese tre mesi di tempo per sanare le “gravi carenze” riscontrate nella gestione delle frontiere da parte di Atene. E nei prossimi giorni la Commissione Ue dovrebbe attivare il terzo step di quattro nella procedura verso il possibile ripristino dei controlli ai confini interni fino a due anni. Un precedente che potrebbe preludere alla sospensione di Schengen ed essere imitato altrove: “Non può esistere un’Europa con i muri, il problema è la gente che muore in mare” è la risposta di Tsipras che chiede un cambio di marcia, ma appare del tutto isolato.

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