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Greta Gysin: politica climatica deve essere anche politica sociale

Greta Gysin contraria all'Accordo quadro con l'Ue KEYSTONE/PETER KLAUNZER sda-ats

(Keystone-ATS) L’accordo quadro con l’Unione europea nella sua forma attuale è inaccettabile perché indebolirebbe le misure di accompagnamento e peggiorerebbe ulteriormente la situazione nei cantoni di frontiera come il Ticino.

Lo sostiene la consigliera nazionale Greta Gysin (Verdi), in un’intervista pubblicata oggi dal “Tages-Anzeiger”. “I lavoratori dei Cantoni di confine sono già particolarmente penalizzati”. Non a caso in alcuni di essi sono state adottate iniziative per l’introduzione di un salario minimo, come in Ticino. “Chi ha uno stipendio troppo basso dipende dagli aiuti sociali” e questo diventa una forma di sovvenzione dell’economia inaccettabile, secondo la rappresentante dei Verdi.

Il Ticino dal canto suo ha commesso diversi errori attirando imprese dall’estero con condizioni fiscali favorevoli. “Il risultato sono grandi centri logistici che praticamente impiegano solo frontalieri con condizioni inaccettabili, devastando il paesaggio ed evadendo le tasse nei loro paesi d’origine”. È difficile quindi trovare una ricetta che possa valere per tutta la Svizzera. “Zurigo non può essere paragonato al Ticino”, ha concluso.

“Oggi è troppo economico investire in imprese sporche perché i costi sono a carico della collettività. Dobbiamo internalizzare questi costi”, ha sottolineato Gysin. Un tale approccio avrebbe conseguenze concrete, ha aggiunto.

Questo deve valere anche per la Banca nazionale svizzera (BNS). “Con i suoi investimenti, la BNS fa raddoppiare le emissioni totali di CO2 della Svizzera”, ha sottolineato la neoeletta. A suo avviso lo Stato dovrebbe emanare nuove norme sugli investimenti nelle attività petrolifere o del carbone. Esistono già regole di questo tipo visto che per ragioni etiche non si può più investire in bombe a grappolo. “Perché per il clima dovrebbe essere diverso?”, si chiede

La politica climatica deve essere anche politica sociale, secondo Greta Gysin. “Non è difficile. Ad esempio, il gettito della tassa sulla benzina potrebbe essere rimborsato con una chiave sociale: chi guadagna di meno dovrebbe ricevere di più”.

La verde ticinese, che lavora per il sindacato trasfair, si oppone alla proposta dei giovani PLR di alzare l’età di pensionamento per tutti a 66 anni. “Ho a che fare con molte persone che perdono il lavoro a 50 anni o più. Per loro è molto difficile trovare un nuovo impiego”. Queste persone spesso finiscono la vita in povertà, è inaccettabile nella ricca Svizzera! Sono persone che hanno lavorato per tutta la vita.”

Anche per quanto riguarda le donne, l’aumento dell’età di pensionamento non è una soluzione. “Prima di tutto, è essenziale eliminare la discriminazione salariale”, ha insistito Greta Gysin. Se le donne guadagnano meno per tutta la vita, pagano meno contributi del secondo pilastro e percepiscono meno AVS. “Non si può semplicemente alzare l’età pensionabile”, ha concluso.

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