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Gripen: un voto per o contro l’esercito? reazioni contrastanti

(Keystone-ATS) Un voto per o contro l’esercito? Una decisione di buon senso dal profilo delle finanze e un passo verso la pace oppure, al contrario, una pericolosa picconata alla sicurezza collettiva? Dopo il no popolare ai Gripen, per partiti, comitati e associazioni si tratta ora di interpretare l’esito del voto e – per i favorevoli – di cercare i colpevoli del mancato decollo. Indiziati ai primi posti: governo e Dipartimento della difesa.

La decisione odierna è un passo verso la trasformazione delle forze armate in “esercito bonsai”, ha detto Denis Froidevaux, presidente della Società svizzera degli ufficiali. Secondo il brigadiere “si chiamerà ancora esercito, ma non lo sarà” più, visto che non potrà disporre degli equipaggiamenti necessari per adempiere ai suoi compiti principali: combattere, proteggere e aiutare.

Per Froidevaux gli oppositori non attaccano più frontalmente l’esercito , lo smantellano poco a poco, ha aggiunto. A suo avviso il “no” odierno è dovuto in parte agli antimilitaristi – circa il 30% dei votanti – e a un insieme di persone che hanno respinto l’aereo svedese per ragioni diverse. “Alcuni hanno votato contro il rumore, altri contro Ueli Maurer, altri ancora contro l’UDC.” La questione principale, quella della sicurezza, è passata invece in secondo piano.

Il caccia ha avuto un’immagine negativa che non è stato possibile correggere nel tempo, ha affermato il consigliere nazionale Hugues Hiltpold (PLR/GE), vicepresidente del comitato Sì ai Gripen. La campagna è stata caratterizzata da avvenimenti nocivi come le dichiarazioni del capo del Dipartimento delle difesa Ueli Mauer sulle donne, i dubbi sull’aereo stesso e l’ingerenza della diplomazia svedese.

Secondo Hiltpold si tratta ora di sapere se il popolo ha detto no all’aereo svedese o un no più ampio a un nuovo aereo da combattimento. Il parlamento ha davanti a sé diverse opzioni: lanciare una nuova procedura per un acquisto di jet, che durerà una decina di anni, attendere il 2025 quando dovranno essere rinnovati gli F/A-18 per operare un acquisto unico oppure noleggiare aerei nell’intervallo. Quest’ultima opzione equivarrebbe però ad aggirare la volontà popolare, precisa Hiltpold.

Quanto al futuro del fondo per l’acquisto dei Gripen, tutto dipenderà da cosa verrà scelto per le Forze aeree. Lo stesso vale per la proposta di liberare 30 milioni per formare i piloti e il personale a terra per un servizio di sorveglianza 24 ore su 24. Quello che è certo, secondo, il comitato, è che il voto odierno crea una lacuna nella sicurezza dei prossimi anni.

Di tutt’altro tenore è invece la lettura del consigliere nazionale Roland Fischer (Verdi Liberali/LU), che si è impegnato nel comitato liberale contrario all’aereo della Saab. Il voto sfavorevole al Gripen non è da considerare un no all’esercito: mostra invece che il popolo non considera necessario, al momento, l’acquisto di un velivolo, tanto più che sono ancora aperte diverse questioni di ordine tecnico e finanziario. Per Fischer si tratta di analizzare le necessità delle forze armate e i nuovi pericoli. “Quando sarà concluso questo lavoro il tema di un nuovo velivolo da combattimento tornerà d’attualità”, ha affermato il deputato. A suo avviso infatti non vi sono attualmente alternative valide ad apparecchi di questo tipo: i droni non possono svolgere al meglio compiti di polizia aerea.

Toni diversi giungono da sinistra. Il Gruppo per una Svizzera senza esercito parla di un grande successo per la politica di pace e invita governo a parlamento a prendere atto della volontà popolare, diminuendo ulteriormente i fondi a disposizione delle forze armate. Anche per il comitato “no ai miliardi” i 300 milioni annui previsti per il Gripen nel budget annuo dell’esercito vanno stralciati. Il gruppo mette in guardia anche dall’aggirare la volontà popolare attraverso potenziali piani B, per esempio noleggiando i Gripen.

Per quanto riguarda i partiti, il PS sottolinea come per la prima volta nella storia il popolo abbia deciso in modo diverso all’avviso del Consiglio federale in materia di armamento. Secondo i socialisti ora Maurer deve procedere a una riforma in profondità e a una modernizzazione delle forze armate.

Per il PPD occorre rispettare la volontà popolare, riproponendo il tema solo quando si tratterà di sostituire gli F/A-18. Di altro avviso è il PLR: il no odierno è da interpretare come rivolto contro il modo in cui è stato gestito il processo di acquisto: va quindi avviata al più presto una nuova valutazione dei jet.

Secondo l’UDC, alla luce anche dei conflitti in corso al di fuori del paese, ora è il momento di investire nella difesa nazionale. Per il PBD, infine, il voto non va assolutamente interpretato come un mandato per una ulteriore riduzione delle forze armate.

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