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Gruyère a gonfie vele, sia nel 2019 che con il coronavirus

La domanda è molto forte. KEYSTONE/JEAN-CHRISTOPHE BOTT sda-ats

(Keystone-ATS) Gruyère a gonfie vele: il formaggio friburghese segna un record di vendita nel 2019 e un buon andamento anche con il coronavirus.

In un’intervista pubblicata oggi da La Liberté Philippe Bardet, direttore di Interprofession du Gruyère – l’organizzazione che promuove questo prodotto DOP – si dice soddisfatto della resistenza delle vendite nel contesto della crisi sanitaria degli ultimi due mesi. “Rispetto al mercato globale, l’effetto è quasi paradossale: a livello nazionale, e ancor di più in ambito regionale, i consumatori sono più assidui nel far visita a negozi e caseifici”.

E il Gruyère ne approfitta. “A quanto pare è sulla lista della spesa dei clienti dei supermercati”, si rallegra Bardet. Si conferma peraltro la tendenza degli ultimi due anni, ovvero “un elevato consumo del nostro formaggio in Svizzera”. L’esercizio 2019 è stato “luminoso” prosegue lo specialista. Sono state prodotte 30’755 tonnellate, per uno smercio complessivo di 30’357 tonnellate, valori entrambi da primato.

L’impatto dell’attuale chiusura dei ristornanti rimane al momento abbastanza contenuto. Le restrizioni sono intervenute più o meno alla fine del periodo delle fondue: “se l’annuncio delle misure fosse stato fatto a novembre, l’influsso sarebbe stato maggiore”.

Anche l’export per il momento sta reggendo bene. “Circa il 40% delle forme sono vendute all’estero: sino alla fine di marzo le esportazioni hanno presentato numeri eccellenti”, afferma Bardet. Spicca in questo senso l’ottimo andamento degli affari negli Stati Uniti.

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