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Holcim: fusione con Lafarge, venerdì assemblea generale decisiva

(Keystone-ATS) Dopo molte discussioni pubbliche e nei centri di potere arriva l’ora della verità: gli azionisti di Holcim si riuniscono venerdì in assemblea generale straordinaria a Zurigo per decidere sulla fusione con il concorrente francese Lafarge.

I protagonisti dell’intesa hanno moltiplicato gli sforzi nelle ultime settimane per cercare di condurre in porto un’operazione controversa che darebbe vita a un colosso mondiale nel settore del cemento.

Dopo flirt, fidanzamento e vari bisticci con “parenti” delle due parti le nozze si fanno sempre più vicine. In settimana è atteso il via libera delle autorità della concorrenza di Usa e Canada, le ultime a doversi ancora pronunciare.

Nelle ultime settimane i ranghi degli oppositori al matrimonio si sono notevolmente assottigliati. Il secondo principale azionista, Eurocement, ha preso atto con favore della proposta del presidente del consiglio di amministrazione (Cda) di Holcim, Wolfgang Reitzle, che ha offerto un posto nell’organo di sorveglianza della nuova entità.

Eurocement controlla il 10,82% dei voti, secondo solo a Thomas Schmidheiny, che possiede il 20,11% e aveva già segnalato il proprio sostegno. Ha cambiato opinione e si è espresso per il sì anche il terzo azionista, il fondo di investimento Harris, pure inizialmente critico nei confronti di quella che è stata presentata come una “fusione fra uguali”.

Altre voci discordanti continuano però a farsi sentire. Forte di diverse centinaia di azionisti una comunità d’interessi che ha preso il nome “Pro Holcim” si è attivata con un sito internet a inizio aprile per contrastare il progetto. Holcim – argomentano i critici – sta molto meglio oggi di quanto starebbe tra qualche anno in seno a un conglomerato con Lafarge.

Lo scetticismo è condiviso anche da Ethos. La fondazione ginevrina attenta ai principi dell’etica e del buon governo di impresa che consiglia numerose casse pensioni elvetiche teme per l’impiego, alla luce della stima di sinergie per 250 milioni di franchi all’anno. Potrebbero essere soppresse diverse migliaia di posti di lavoro.

I vertici di Holcim devono convincere i due terzi degli azionisti ad approvare l’aumento di capitale necessario per finanziare la fusione: si tratta infatti di acquistare azioni di Lafarge come parte dell’offerta di scambio. L’assemblea doverà inoltre eleggere sette consiglieri d’amministrazione (su 14 totali) del futuro gruppo risultante dalla concentrazione.

Ottenuto il via libera, Holcim lancerebbe all’inizio di giugno un’offerta di scambio per tutte le azioni di Lafarge, con l’obiettivo di ottenere almeno i due terzi dei diritti di voto del gruppo con sede a Parigi e radici storiche nell’Ardèche.

L’annuncio della megafusione fra i numeri uno (Lafarge) e due (Holcim) del settore del cemento era stato dato nell’aprile 2014. Dall’operazione dovrebbe nascere un colosso con un giro d’affari di 33 miliardi di franchi e 115’000 dipendenti.

Nei mesi seguenti i dirigenti delle due società hanno lavorato molto per salvare il loro progetto, che ha rischiato più volte di naufragare. Holcim ha rimesso in discussione le condizioni dell’intesa, che prevedeva uno scambio alla pari dei titoli: in Svizzera si sono infatti levate parecchie voci critiche, in particolare dopo la pubblicazione di risultati annuali che mostravano come la performance di Holcim fosse migliore di quella di Lafarge. Le due imprese hanno quindi rivisto i rapporti di forza, trovando una nuova chiave di scambio di azioni: 9 Holcim contro 10 Lafarge.

L’accordo iniziale prevedeva anche che il numero uno del gruppo francese, Bruno Lafont, diventasse presidente della direzione della nuova entità. Il Cda di Holcim si è però opposto. Dopo una rinegoziazione della convenzione, a Lafont è stato affidato il ruolo di copresidente, assieme a Wolfgang Reitzle. Il nuovo CEO è stato proposto da Lafarge e accettato da Holcim: dovrebbe essere Eric Olsen, un manager franco-americano attualmente vice presidente esecutivo di Lafarge.

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