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Hollande si rimangia ecotassa e tocca fondo in sondaggi

(Keystone-ATS) Ora si rimangia anche l’ecotassa sui Tir, Francois Hollande, il presidente francese, che tocca il fondo dei sondaggi, in un Paese che sembra smarrire ciò che è sempre stata la sua forza: la capacità dello Stato di far valere l’interesse generale sulle rivendicazioni dei singoli.

Eppure, di fronte all’ondata di proteste partita dalla Bretagna, ma esplosa in tutta la Francia, il governo socialista è tornato a piegarsi ancora una volta sul fisco, decidendo oggi, praticamente a sorpresa, di sospendere l’applicazione dell’ecotassa sui Tir su tutto il territorio nazionale.

“Ho deciso la sospensione dell’attuazione dell’ecotassa per darci il tempo necessario di un dialogo al livello nazionale e regionale”, ha annunciato il premier Jean-Marc Ayrault, dopo un incontro con le parti interessate e gli enti locali.

È una decisione “pietosa”, che rappresenta “un passo indietro davvero inverosimile di fronte alla lobby agro-industriale”, ha replicato l’eurodeputato di Europe-Ecologie Les Verts (EELV), José Bové.

Mentre Noel Mamère, che è uscito da EELV a fine settembre, si è detto “oltraggiato” dalla decisione ed ha invitato i suoi ex-compagni ecologisti a interrogarsi sull’opportunità di restare al governo.

L”Ecotaxe’ è un sistema pensato ai tempi dell’ex presidente Nicolas Sarkozy, per fare pagare ai Tir, pesanti e inquinanti, un pedaggio anche sulle strade statali. L’appalto per la costruzione dei varchi, nonché del sistema di rilevamento satellitare, è stato vinto da Ecomouv, un consorzio che appartiene al 70% ad autostrade per l’Italia, un successo non facile, in un mercato pubblico – quello francese – solitamente piuttosto chiuso.

Nonostante la sospensione annunciata oggi, sembra comunque piuttosto improbabile che il governo seppellisca definitivamente il progetto. Se Parigi rinunciasse all’applicazione dell’ecotassa sui Tir, infatti, dovrebbe pagare ad Ecomouv una penale di 800 milioni di euro.

L’ecotassa è stata già rinviata due volte. Inizialmente avrebbe dovuto entrare in vigore il 20 luglio 2013, poi il 1 ottobre, quindi il 1 gennaio 2014. Dopo mesi di polemiche e gaffe , l’azione del governo Hollande – che era appena uscito dal fiume di critiche legate all’affaire Leonarda, la 15enne rom espulsa in Kosovo mentre si trovava in gita scolastica – sembra essere “paralizzata”, titola oggi in prima pagina il quotidiano ‘Le Monde’, chiedendosi se il capo dello Stato sia ancora “in grado di agire”.

Mentre sono in molti, anche a sinistra, ad invocare la necessità di un rimpasto ai vertici dell’esecutivo, magari con la sostituzione di Jean-Marc Ayrault, a pochi mesi dalle elezioni municipali del prossimo marzo.

In un recente sondaggio pubblicato dall’istituto BVA, Hollande risulta essere il presidente più impopolare della storia della quinta repubblica. Tanto che alcuni lo hanno ribattezzato ‘Monsieur 26%’, in riferimento alla scarsissima percentuale di consensi ottenuta dal capo dello Stato in quello studio statistico.

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