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Hong Kong: GB accusa Cina, grave violazione accordi

Secondo il governo britannico la controversa legge sulla sicurezza a Hong Kong è "una chiara e grave violazione" della Dichiarazione Congiunta sottoscritta da Pechino e da Londra al tempo della restituzione dell'ex colonia britannica. KEYSTONE/EPA/WILL OLIVER sda-ats

(Keystone-ATS) L’imposizione a Hong Kong della controversa legislazione sulla sicurezza da parte della Cina rappresenta “una chiara e grave violazione” della Dichiarazione Congiunta sottoscritta da Pechino e da Londra al tempo della restituzione dell’ex colonia britannica.

Lo ha detto oggi Dominic Raab, ministro degli Esteri del governo di Boris Johnson. “Abbiamo valutato con molta attenzione i contenuti del testo della legislazione sulla sicurezza nazionale pubblicato la notte scorsa”, ha sottolineato Raab, aggiungendo che la conclusione è che esso “costituisce una chiara violazione dell’autonomia di Hong Kong e una diretta minaccia alla libertà della sua gente”. “Temo quindi – ha proseguito il capo del Foreign Office – di poter dire che esso è una chiara e grave violazione della Dichiarazione Congiunta, un trattato firmato dal Regno Unito e dalla Cina”.

Il governo britannico si è finora riservato di annunciare reazioni o ritorsioni. Nelle settimane scorse aveva peraltro annunciato, per bocca del premier Johnson e dello stesso Raab, di essere pronto a facilitare i visti per centinaia di migliaia di abitanti di Hong Kong, in modo da creare condizioni tali da potere far loro ottenere la cittadinanza del Regno contro la pretesa cinese dell’esclusività di quella cinese.

Boris Johnson ha confermato oggi alla Camera dei Comuni l’intenzione di facilitare il regime dei visti verso gli abitanti di Hong Kong. Parlando nel Question Time del mercoledì, il premier Tory è tornato a denunciare il passo di Pechino come “una chiara e seria violazione” degli accordi.

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