Prospettive svizzere in 10 lingue

Hong Kong: il “lupo” vince, democrazia ancora lontana

(Keystone-ATS) Le elezioni per il capo dell’esecutivo a Hong Kong si sono concluse oggi, con la vittoria al primo turno di Leung Chun-ying, il candidato preferito di Pechino dopo la spettacolare caduta di Henry Tang, passato dall’essere il super-favorito a il più inviso in seguito a una serie di scandali ampiamente riportati dalla stampa locale.

Leung diventa dunque il terzo capo dell’esecutivo di Hong Kong dal ’97, data del passaggio di sovranità da Londra a Pechino, dopo 155 anni come Colonia britannica. Malgrado le promesse fatte all’epoca, Hong Kong continua a non godere del suffragio universale, richiesto a gran voce dai cittadini. Leung è stato scelto da un comitato elettorale composto di appena 1200 persone, a loro volta selezionate da un gruppo ristretto di cittadini scelti da Pechino.

L’elezione si è conclusa in modo convincente, con 689 voti per Leung, 285 per Tang, e 76 voti per Albert Ho, lo sfidante del Partito Democratico che dice di aver partecipato per mostrare fino a che punto le elezioni erano truccate.

Leung, nato nel 1954 a Hong Kong da una famiglia proveniente dal Shandong, è legato all’immobiliare, è comunemente soprannominato “il lupo” per il suo grande acume politico. Per la prima volta, però, Hong Kong sarà governata da una figura vista come un outsider rispetto ai candidati provenienti dal mondo del business, come il primo capo dell’esecutivo, l’armatore Tung Chee-hwa, o dell’amministrazione solidificatasi in epoca britannica, come il capo dell’esecutivo uscente, Donald Tsang, che era stato fatto baronetto dalla Regina Elisabetta (titolo a cui rinunciò in seguito per non offendere Pechino).

In una metropoli dove il Partito Comunista continua a non esistere alla luce del sole, per quanto non sia più illegale come in tempi coloniali, Leung è reputato essere un membro del Partito Comunista clandestino: per quanto lui abbia smentito le voci (confermate però da alcuni fra i suoi più stretti collaboratori), la solidità del suo sostegno per Pechino e le politiche cinesi fa sì che nella popolazione, che non è stata ammessa a votare o nominare i suoi candidati preferiti, la sensazione che ora Hong Kong sarà governata dall'”uomo di Pechino” è molto forte.

Più di 1000 persone si erano recate oggi davanti al Convention and Exhibition Centre, dove si sono tenute le elezioni, per protestare contro Leung, e l’intero sistema elettorale.

Nelle ultime settimane, man mano che l’elezione si faceva più combattuta, molti hanno denunciato una crescente interferenza da parte di Pechino, con telefonate intimidatorie alle redazioni dei giornali in lingua cinese affinché smettessero di pubblicare articoli non lusinghieri su Leung. La direttrice dell’Associazione dei giornalisti di Hong Kong, Mak Yin-ting, ha detto che “questo tipo di interferenza si è fatta sempre più violenta negli ultimi tempi, ed è totalmente inaccettabile”.

Nel corso della campagna elettorale la popolarità di Leung è passata dal 51% al 39%, man mano che il pubblico veniva messo al corrente di una serie di conflitti di interesse e dei legami con il Partito Comunista cinese del nuovo capo dell’esecutivo.

Ieri notte i risultati di un esercizio elettorale fittizio, organizzato dal Dipartimento di statistica dell’Università di Hong Kong, a cui hanno partecipato più di 300’000 persone – che hanno fatto lunghe code dopo che misteriosi hackers avevano reso impossibile il voto su Internet – mostravano più del 54% di schede bianche, il 17% per Leung, 16% per Tang e l’11% per Ho. Le schede bianche erano divenute il simbolo della protesta di Hong Kong nei confronti delle “elezioni a circolo ristretto”.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR