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I giovani nuovi elettori vogliono far sentire loro voce in politica

(Keystone-ATS) I giovani svizzeri si interessano di politica e vogliono far sentire la loro voce, secondo uno studio della Commissione federale per l’infanzia e la gioventù (CFIG).

Alle elezioni federali di ottobre due terzi di coloro che potranno votare per la prima volta dicono di voler andare alle urne.

La partecipazione dei giovani al sondaggio della CFIG è stata massiccia: il 66% ha risposto e il Ticino si è distinto con il 78%. Al di là dei luoghi comuni e dei pregiudizi, le loro risposte rivelano una generazione interessata e pragmatica, ma lungi dall’essere uniforme. Il rapporto – “Io e la mia Svizzera” – pubblicato oggi permetterà a chiunque di confrontare la propria immagine della gioventù con la realtà delle cifre.

Mentre si dice che i giovani sono poco interessati ai temi politici, 1990 ragazze e ragazzi nati nel 1997 hanno risposto all’inchiesta. I giovani vogliono far sentire la propria voce. E molti di loro sanno esprimersi con cognizione di causa riguardo a un’ampia gamma di questioni politiche d’attualità.

Nessuna rottura tra generazioni

Su numerose questioni gran parte dei giovani la pensa come gli adulti. Non si rileva dunque alcuna rottura tra le generazioni per quanto concerne le scelte politiche e sociali. Il “cliché” secondo cui le opinioni dei giovani divergerebbero notoriamente da quelle del resto della popolazione è contraddetto dai fatti.

Attaccati alla Svizzera a prescindere dalla loro cittadinanza, i giovani diciassettenni dimostrano di avere molta fiducia nelle istituzioni (scuola, Consiglio federale, polizia) e il 91% è fiducioso di portare a termine la formazione professionale scelta.

Oltre l’80% degli interpellati ritiene con pragmatismo che la scuola debba essere anche una scuola di vita dove imparare a gestire i propri i soldi e a conoscere le opportunità e i rischi inerenti ai nuovi media, mentre il 59 per cento appoggia l’educazione sessuale nelle scuole elementari.

Non c’è uniformità

L’analisi del sondaggio evidenzia alcune divisioni. Le ragazze e i ragazzi non sono affatto in sintonia per quanto riguarda la ripartizione dei compiti in famiglia. Mentre il 29% dei ragazzi è ancora attaccato al modello tradizionale (l’uomo lavora a tempo pieno, la donna si occupa dei bambini e della casa), soltanto il 15% delle ragazze condivide questa visione. In generale, le ragazze sono favorevoli al lavoro a tempo parziale per la donna come per l’uomo. È importante – afferma la CFIG – tenere conto di queste differenze, sia per quanto riguarda le misure volte a migliorare la conciliabilità tra vita professionale e vita familiare, sia per quanto riguarda gli interventi destinati a contrastare la carenza di manodopera specializzata.

Se per gran parte dei temi (ad esempio adesione all’UE o stranieri) il cosiddetto “Röstigraben” è scomparso, i giovani ticinesi si distinguono su più di un punto. Mentre per questi ultimi il problema principale della Svizzera è la disoccupazione, per i giovani della Svizzera tedesca e romanda lo sono l’immigrazione e l’asilo. Il 37% dei ticinesi chiede tra l’altro che agli svizzeri vengano concesse opportunità migliori che agli stranieri.

Il 77% dei diciassettenni è contro l’adesione all’UE, il 62% considera la libera circolazione delle persone un bene per la Svizzera. Sugli stranieri gli interpellati esprimono opinioni moderate e associano meno l’immigrazione alla criminalità rispetto al resto della popolazione. Ma sono divisi per quel che riguarda le opportunità da offrire agli Svizzeri e agli stranieri.

Interessati alla politica

Contrariamente a quanto comunemente si crede, il 50% degli interpellati si dichiara interessato alla politica e il 74% ritiene che sia giusto dare spazio alle discussioni su questioni politiche d’attualità a scuola.

Mentre l’abbassamento dell’età per il diritto di voto a 16 o 17 anni raccoglie pochi consensi, due terzi dei giovani svizzeri intervistati dichiarano di essere intenzionati a partecipare alle elezioni federali dell’autunno prossimo.

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