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I membri della ‘ndrangheta legati a Frauenfeld

(Keystone-ATS) Quindici presunti membri della ’ndrangheta sono stati arrestati oggi su ordine dell’Ufficio federale di giustizia (UFG) nei cantoni di Turgovia, Zurigo e Vallese. Gran parte dei fermi riguardano affiliati sospettati di appartenere alla “società di Frauenfeld”.

Gli arrestati, tutti cittadini italiani, sono accusati dalle autorità italiane di far parte di un’associazione di tipo mafioso e sono stati posti in detenzione in attesa dell’estradizione, indica l’UFG in una nota.

Dodici persone sono state arrestate nel canton Turgovia, due in Vallese e una nel canton Zurigo. Stando alla nota, l’UFG ha ordinato i fermi sulla base di richieste di estradizione presentate dalle autorità italiane tra febbraio 2015 e gennaio 2016.

Le autorità svizzere hanno convocato per un interrogatorio anche altre due persone indagate, che essendo naturalizzate non possono però essere arrestate a scopo di estradizione.

Gli indagati, che per la maggior parte sono domiciliati nel canton Turgovia, sono sospettati di appartenere alla cellula di Frauenfeld della ‘ndrangheta calabrese.

Del “locale” di Frauenfeld, che secondo gli inquirenti italiani sarebbe operante già da 40 anni, si era parlato in seguito ad un’operazione, denominata “Helvetia”, condotta dai Carabinieri di Reggio Calabria nell’agosto 2014.

L’operazione aveva portato al fermo di 18 indagati, accusati a vario titolo di aver dato vita in Svizzera a cosche di ‘ndrangheta. Secondo quanto ha riferito l’agenzia di stampa italiana ANSA, due delle persone fermate oggi erano già state arrestate il 22 agosto 2014 in Italia.

Gli indagati sono tutti ritenuti componenti dell’articolazione territoriale chiamata Società di Frauenfeld – dipendente dal “Crimine” di Polsi con collegamenti alla “Società” di Rosarno ed al “Locale” di Fabrizia (Vibo Valentia).

L’UFG ha ordinato oggi gli arresti perché è giunto alla conclusione che i fatti esposti nelle richieste di estradizione sono punibili anche in Svizzera per il reato di “organizzazione criminale” (Art. 260ter del Codice penale). È quindi adempiuta la condizione della doppia punibilità necessaria per concedere l’estradizione.

I due italiani arrestati in Vallese sarebbero invece due esponenti di vertice della cosca della ‘ndrangheta di Condofuri, padre e figlio, che risultavano latitanti dal 2013 ed erano indagati per associazione mafiosa, riciclaggio e reimpiego di beni di provenienza illecita.

Secondo l’ANSA, l’indagine che ha portato all’arresto dei due – 60 anni il padre, 34 il figlio – è stata condotta dagli uomini del Servizio centrale operativo e da quelli delle squadre mobili di Torino e Verbania, che da tempo indagavano sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta nell’alto Piemonte.

Il padre sarebbe stato fermato a Visp (VS), il figlio a Stalden (VS). Nel corso dell’operazione, condotta dagli agenti italiani in collaborazione con la polizia federale svizzera e con quella del canton Vallese sono stati perquisiti diversi immobili appartenenti a soggetti che avrebbero favorito i latitanti.

A quanto si è appreso, i due erano stati individuati da qualche tempo ma il via libera all’operazione è arrivato dalle autorità svizzere soltanto stamattina, in concomitanza con l’operazione che ha portato all’arresto degli altri presunti esponenti della ‘ndrangheta in Svizzera.

Tutte le persone arrestate – precisa l’UFC – devono ancora essere interrogate per conoscere il loro parere in merito alle richieste di estradizione. In caso di consenso, le autorità svizzere potranno disporre l’estradizione immediata verso l’Italia in base alla procedura semplificata.

Se invece gli interessati si opporranno, spetterà all’UFG prendere una decisione, che potrà essere impugnata con un ricorso al Tribunale penale federale.

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