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Il 2019 può essere secondo anno più caldo della storia

Il 2019 è stato finora uno degli anni più caldi della storia e potrebbe piazzarsi al secondo posto nella classifica dei record di caldo da quando si fanno le rilevazioni (foto simbolica) KEYSTONE/GAETAN BALLY sda-ats

(Keystone-ATS) Il 2019 è stato finora uno degli anni più caldi della storia e potrebbe piazzarsi al secondo posto nella classifica dei record di caldo da quando si fanno le rilevazioni.

Lo ha reso noto l’Organizzazione meteorologica mondiale (Omm) dell’Onu, sottolineando che il pianeta ha attraversato una decade di calore “eccezionale” e che ogni anno – dal 2015 – ha segnato un nuovo record.

Le statistiche indicano che da gennaio a ottobre le temperature si sono mantenute 1,1 gradi centigradi sopra i livelli pre-industriali e se questo trend continuerà fino al 31 dicembre il 2019 potrebbe essere il secondo anno più caldo della storia.

Le emissioni di gas serra provocati dall’uomo, prosegue l’Organizzazione meteorologica mondiale (Omm) in una nota pubblicata sul proprio sito, hanno provocato un forte ritiro dei ghiacci e record nell’innalzamento del livello del mare. Confermando quanto detto nel bollettino del 25 novembre scorso, e cioè che le concentrazioni medie globali di anidride carbonica (CO2) hanno raggiunto 407,8 parti per milione nel 2018, rispetto a 405,5 parti per milione (ppm) nel 2017, l’Organismo dell’Onu afferma che la CO2 ha continuato a crescere nel 2019.

L’oceano, che assorbe calore e anidride carbonica, “sta pagando un prezzo pesante” osserva l’Omm spiegando che “il calore oceanico è a livelli record e ci sono state diffuse ondate di calore marine. L’acqua di mare è il 26% più acida rispetto all’inizio dell’era industriale facendo degradare gli ecosistemi marini”.

Ondate di calore e inondazioni che erano eventi rari, e accadevano “una volta al secolo” stanno diventando “più regolari” ha rilevato il segretario generale dell’Omm Petteri Taalas. Ormai gli eventi climatici estremi colpiscono anche Paesi sviluppati, come il Giappone e l’Australia. “I paesi che vanno dalle Bahamas al Giappone al Mozambico hanno subito l’effetto di devastanti cicloni tropicali”, ha detto Taalas aggiungendo che “incendi violenti hanno attraversato l’Artico e l’Australia”.

“Se non mettiamo in campo adesso azioni urgenti per il clima, ci dirigiamo verso un aumento della temperatura di oltre 3 gradi centigradi entro la fine del secolo, con impatti sempre più dannosi sul benessere umano”, ha concluso Taalas. “In nessun posto siamo vicino alla strada giusta per raggiungere l’obiettivo dell’accordo di Parigi” e cioè l’aumento medio della temperatura globale da contenere entro 1,5-2 gradi entro la fine del 2100 rispetto al periodo pre-industriale.

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