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Il controllo sui servizi segreti va aumentato

(Keystone-ATS) Il rafforzamento della lotta contro il terrorismo deve essere accompagnato da una maggiore sorveglianza del Servizio delle attività informative della Confederazione (SIC).

Al pari del Consiglio degli Stati, anche il Nazionale ha deciso oggi di istituire un organo di vigilanza indipendente per evitare le derive degli 007 elvetici.

Le due Camere si erano già messe d’accordo sul punto centrale della riforma. In futuro, gli agenti del SIC potranno perquisire luoghi privati, sorvegliare la posta elettronica e le comunicazioni in casi sospetti di terrorismo, spionaggio e proliferazione di armi di distruzione di massa.

Tali misure saranno applicabili soltanto come ultima risorsa e saranno sottoposte all’avallo del Tribunale amministrativo federale (TAF), poi del capo del Dipartimento federale della difesa (DDPS), che dovrà consultare i colleghi dei Dipartimenti di giustizia e polizia (DFGP) e degli affari esteri (DFAE).

Autorità di sorveglianza

Per fare da contrappeso al maggior potere concesso al SIC, dopo un primo “no” in marzo, la Camera del popolo si è detta oggi d’accordo di istituire un’autorità di sorveglianza indipendente. Questa ulteriore istanza di controllo si aggiunge alle Delegazioni delle commissioni di gestione del Parlamento, alla delegazione delle finanze, al DDPS e, infine, al Consiglio federale, al quale spetta la nomina del nuovo organo.

A più lungo termine, il SIC potrebbe anche essere sorvegliato da un’autorità esterna all’amministrazione. Una mozione invita infatti il governo a stilare un rapporto in merito.

Con 107 voti contro 77, i deputati si sono inoltre allineati alla Camera dei cantoni, decidendo che il personale attivo nel SIC non può sostituirsi alla polizia cantonale, per fermare e interrogare persone sospette. Il presidente della Commissione della politica di sicurezza (CPS-N), Thomas Hurter (UDC/SH), ha tuttavia deplorato questa decisione, precisando che si corre il rischio di lasciarsi scappare un sospettato.

Infiltrazione in computer all’estero

Le due Camere non sono invece riuscite a mettersi d’accordo sulla possibilità di introdursi in sistemi informatici situati all’estero in caso di minaccia per la Confederazione. Il Nazionale si è infatti rifiutato di sottoporre questo tipo di operazione a una doppia autorizzazione, ovvero del DDPS e del TAF.

Il SIC dovrebbe poter intervenire autonomamente, con il consenso del ministro della difesa se la situazione è delicata. Lo stesso Tribunale amministrativo non auspica ottenere questa competenza, ha sottolineato, Corina Eichenberger (PLR/AG). “Non vuole perché queste infiltrazioni sono illegali”, ha affermato dal canto suo Daniel Vischer (Verdi/ZH), il quale ha proposto invano di non autorizzarle. La Svizzera non le utilizzerà contro Stati ma per lottare contro organizzazioni criminali come le reti jihadiste, ha assicurato il consigliere federale Ueli Maurer.

Diversamente all’altro ramo del Parlamento, il Consiglio nazionale ha inoltre deciso che il SIC deve essere sottoposto alla Legge sulla trasparenza, anche se con eccezioni. Soltanto l’accesso ai documenti ufficiali che riguardano investigazioni dovrebbe essere limitato. La sinistra ritiene che tale gesto sia ancora troppo timido.

Il dossier ritorna quindi agli Stati per appianare queste ultime divergenze.

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