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Il G7 non unito su tutto ma neppure spaccato

Da sinistra: Jean-Claude Junker, Justin Trudeau, Angela Merkel, Donald Trump e Paolo Gentiloni KEYSTONE/AP/EVAN VUCCI sda-ats

(Keystone-ATS) “Non uniti su tutto, ma neppure divisi su tutto”: così fonti molto vicine al confronto svoltosi al G7 descrivono il risultato di questa due giorni a Taormina che per la prima volta ha messo di fronte gli alleati europei con il presidente Usa Donald Trump.

“Le aspettative erano piene di incertezza, perché non è un segreto la distanza esistente con Trump su questioni cruciali, come il clima e il commercio”, hanno commentato le fonti. “Poteva essere il G7 più difficile di sempre. Possiamo dire che c’è stata una discussione molto franca ed onesta, ma non possiamo parlare di spaccatura”. Un livello soddisfacente di consenso si è registrato sulle questioni di politica estera, in particolare Nord Corea, Siria, Libia e lotta al terrorismo: “Su questi capitoli non si è registrato dissenso”. Diverso il caso del commercio e del clima, su cui le distanze di partenza erano molto ampie. Solo ore di intenso negoziato e la volontà della presidenza italiana e degli alleati Ue di non rompere “sono riuscite a trovare un compromesso onorevole per tutti”.

Sul commercio, la quadra si sarebbe trovata su una formulazione generica di “lotta al protezionismo”, anziché su quella più stringente di “lotta ad ogni tipo di protezionismo”. Mentre sul clima, fonti vicine al dossier assicurano che è stata superata la minaccia di chiudere il vertice con due dichiarazioni distinte: “Ci sarà un’unica dichiarazione a sette nella quale i sei altri partner si impegnano a lasciare più tempo agli Usa per prendere una decisione sull’accordo di Parigi”.

Capitolo chiuso invece sulla questione dei migranti, dove il wording, che unisce la necessità della sicurezza a quella delle gestione dei flussi migratori nel rispetto delle leggi internazionali, soddisfa i Sette. Sulla Russia fonti riferiscono che anche gli Usa sono orientati ad accogliere una formulazione che parla di “azioni ulteriori” se Mosca continuasse a non rispettare gli accordi di Minsk e la situazione in Ucraina peggiorasse.

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