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Iniziativa “per una Posta forte” depositata con 111’000 firme

(Keystone-ATS) BERNA – L’iniziativa popolare “per una Posta forte” è stata depositata stamane alla Cancelleria federale corredata da 110’901 firme raccolte in cinque mesi. Lo indicano in un comunicato i promotori, che approfittano dell’occasione per esercitare pressioni sul Consiglio nazionale: la Camera del popolo si occuperà infatti della revisione della legislazione postale nell’imminente sessione autunnale.
“La popolazione svizzera non vuole una liberalizzazione totale del mercato postale. La popolazione svizzera non vuole l’attuale smantellamento della rete degli uffici postali. La popolazione svizzera vuole invece una Posta presente su tutto il territorio nazionale, concentrata sullo sviluppo di nuovi servizi piuttosto che sul peggioramento dei servizi attuali!”, afferma il presidente del Sindacato della comunicazione Alain Carrupt, citato nella nota.
L’iniziativa, promossa assieme a Unione sindacale svizzera (USS) e partito socialista (PS), chiede il mantenimento del monopolio sulle lettere fino a 50 grammi e la concessione di una licenza bancaria al cento per cento in mano all’ex regia. Nell’intento degli iniziativisti queste misure dovrebbero permettere di coprire i costi di una rete di uffici postali capillare.
Dal canto suo, a medio termine il Consiglio federale auspica una liberalizzazione totale del mercato postale, da realizzare a tappe. Il progetto però vacilla. Il Consiglio degli Stati alla fine del 2009 lo ha accolto solo di stretta misura, con 20 voti contro 19. La Commissione dei trasporti e delle telecomunicazioni (CTT) del Nazionale, incaricata di preparare il dossier per il plenum, in maggio si è espressa, in linea di principio e con un solo voto di scarto (12 a 11), contro la soppressione del monopolio sulle lettere.
La CTT intende ritirare dal progetto le disposizioni che riguardano la liberalizzazione completa. Il Consiglio federale verrebbe incaricato unicamente di valutare le conseguenze della liberalizzazione, e di sottoporre al parlamento – al più tardi tre anni dopo l’entrata in vigore della Legge sulle poste (LPO) – un rapporto in cui propone le prossime misure.
Per gli iniziativisti, le decisioni della CTT vanno nella giusta direzione, ma non bastano. Alla vigilia della sessione, che inizia il 13 settembre, ai deputati vengono chieste ulteriori garanzie: la prima è che la rete postale copra tutto il territorio nazionale e sia costituita da uffici, i soli in grado di garantire la qualità del servizio. In modo sussidiario possono essere allestite agenzie, che però non vanno considerate al pari degli uffici.
In un comunicato odierno, la Posta critica questo aspetto. L’iniziativa impedisce l’istituzione “del modello delle agenzie apprezzato per gli orari di apertura che offre (…) di sabato pomeriggio e spesso anche alla mattina della domenica”. Stando al comunicato le agenzie permettono pure di rafforzare i negozi di paese. La Posta afferma inoltre che è tenuta ad “adattare la propria rete alle modificate abitudini e bisogni dei clienti”.
Gli iniziativisti hanno altre due esigenze principali: tutti gli attori del settore devono essere obbligati a stipulare un contratto collettivo di lavoro (CCL); infine la Posta deve rimanere per il 100% nelle mani della Confederazione e PostFinance deve restare per il 100% nelle mani dell’ex regia.
Gli iniziativisti sanno che una banca postale ha poche speranze di raccogliere una maggioranza in parlamento, che considerano “al soldo delle grandi banche”, indica la nota. A seconda del risultato dei dibattiti alle Camere sugli altri punti della LPO, la questione della banca postale potrà comunque venir ripresentata al popolo attraverso l’iniziativa, avvertono i promotori.

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