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Iniziativa UDC: applicazione “soft” non così evidente

Il "senatore" PLR Andrea Caroni ha qualche dubbio Keystone/LUKAS LEHMANN sda-ats

(Keystone-ATS) L’applicazione “soft” dell’iniziativa dell’UDC contro l’immigrazione di massa, proposta venerdì dalla Commissione delle istituzioni politiche del Nazionale, sta dando ancora filo da torcere ai parlamentari.

Secondo il consigliere agli Stati Andrea Caroni (PLR/AR), potrebbe essere necessaria una modifica della Costituzione.

La soluzione presentata venerdì si basa sulla precedenza alla manodopera indigena e sulla cura delle relazioni con l’Ue, senza fissare quote o contingenti. In un’intervista rilasciata oggi al “Blick”, il giovane “senatore” appenzellese ha affermato che occorrerà analizzare bene la questione: il testo dell’iniziativa, approvata il 9 febbraio 2014 da popolo e cantoni, fa infatti un riferimento esplicito ai contingenti nella Costituzione.

Secondo Caroni, dovrà essere fatta un’analisi sulla conformità della proposta alla Costituzione. Qualora non lo fosse, non ci si potrà limitare a una soluzione “light”, che permette di adottare misure correttive quando l’immigrazione oltrepassa un certo livello su scala regionale o nazionale, come chiesto dalla commissione.

Per il consigliere nazionale Kurt Fluri (PLR/SO), che ha contribuito alla proposta presentata la settimana scorsa, non sussiste invece alcuna violazione della Costituzione. Secondo il deputato solettese, che è pure collega di partito di Caroni, la soluzione commissionale tiene conto della volontà popolare di mantenere gli accordi bilaterali e nel contempo non lede gli interessi dell’economia.

Il 21 settembre al Nazionale

Il Consiglio nazionale si pronuncerà il 21 settembre prossimo sulla proposta, accolta con 16 voti contro 9 dalla sua commissione. Il testo, definito “un compromesso” dal presidente Heinz Brand (UDC/GR), si articola in tre punti: prevede prima di tutto che il Consiglio federale elabori delle misure per sfruttare al meglio il potenziale di manodopera indigena (cittadini svizzeri e stranieri già domiciliati nel Paese).

Il governo dovrà anche tener conto della situazione a livello di mercato del lavoro e della congiuntura, stabilendo delle soglie a partire dalle quali potrà essere introdotto un obbligo di comunicazione dei posti di lavoro vacanti. Brand ha a questo proposito precisato che il testo – pur invitando a dare la precedenza al personale indigeno – non fissa un obbligo vincolante di assunzione.

Gli uffici regionali di collocamento (URC) svolgeranno un ruolo centrale di coordinamento e trasmissione delle informazioni relative ai posti vacanti. Chi non dovesse rispettare quest’obbligo di comunicazione potrà essere punito con multe fino a 40’000 franchi, secondo la maggioranza della commissione.

Se queste misure non si rivelassero sufficienti e l’immigrazione dall’Unione europea e dall’Associazione europea di libero scambio (AELS) superasse un certo livello sul piano regionale o nazionale, l’esecutivo potrà infine ricorrere a misure correttive appropriate. Sarà il Consiglio federale stesso a decidere a partire da quale limite adottarle, per quanto tempo mantenerle in vigore, di che tipo esse dovranno essere e a che categorie professionali dovranno venire applicate.

Agli Stati durante la sessione invernale

Al Consiglio degli Stati il dossier dovrebbe essere trattato durante la sessione invernale delle Camere. Nel frattempo il Consiglio federale dovrebbe decidere se presentare o no un controprogetto all’iniziativa “RASA” (“Raus aus der Sackgasse”, ovvero “Fuori dal vicolo cieco”), che chiede di revocare il nuovo articolo costituzionale sull’immigrazione di massa.

Se il Parlamento si accorda rapidamente su una modifica della Costituzione, una votazione popolare potrebbe aver luogo nel maggio 2017. Qualora invece ci si accontentasse di una revisione della legge, e nel caso di un referendum, lo scrutinio non si svolgerebbe prima del mese di settembre 2017.

Nei due casi, il Consiglio federale potrebbe ratificare entro il 9 di febbraio del prossimo anno, il protocollo di estensione della libera circolazione alla Croazia, atto imprescindibile affinché la Svizzera possa essere pienamente associata al programma “Orizzonte 2020”.

Il Parlamento ha fissato quale condizione di accordarsi con Bruxelles su una regolamentazione dell’immigrazione compatibile con l’ordine giuridico svizzero. La soluzione scaturita venerdì dalla commissione del Nazionale non necessiterebbe più di un accordo con l’Ue, perché non rimette in discussione la libera circolazione delle persone. Dal canto suo, una revisione della Costituzione garantirebbe la conformità con l’ordine giuridico elvetico.

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