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Iran: elezioni, risultati negativi per Ahmadinejad

(Keystone-ATS) Hanno confermato la vittoria del blocco della Guida suprema Ali Khamenei e la sconfitta dello schieramento del presidente Mahmud Ahmadinejad i risultati del secondo delle elezioni parlamentari svoltesi ieri in Iran. L’esatto quadro dei rapporti di forza all’interno del dominante schiarmento conservatore saranno chiari però solo quando i numerosi deputati eletti come indipendenti o dichiaratamente indecisi avranno fatto una scelta di campo dopo la seduta inaugurale del parlamento a fine mese.

La tornata ha assegnato 65 seggi rimasti vacanti al primo turno a causa di una soglia di sbarramento. L’affermazione del blocco del leader Khamenei si era già delineata il 2 marzo con una sconfitta del presidente Ahmadinejad, peraltro da mesi messo sotto pesante pressione proprio da parte del Parlamento, che sta funestando l’ultimo anno del suo secondo mandato non-rinnovabile con accuse di cattiva gestione politica ed economica.

L’esito in favore della Guida suprema assicura continuità alla gestione delle trattive con l’Occidente sul programma nucleare iraniano sospettato di finalità militari. La sfida è tutta interna ai conservatori che già al primo turno si erano assicurati più di 180 dei 290 seggi in palio anche perchè la maggior parte dell’opposizione – i cui due leader Hossein Mussavi e Mehdi Karrubi sono agli arresti domiciliari da oltre un anno – ha preferito non presentare proprie liste.

Secondo dati diffusi come definitivi dall’agenzia iraniana Fars, l’affermazione del “Fronte unito dei Principalisti” (Ufp) – che già al primo turno si era imposto facendo leva sulla sua vicinanza alla suprema guida religiosa e ai principi della rivoluzione islamica iraniana – è sostanziata da 22 seggi. A questi possono essere aggiunti altri sette di una lista di “fondamentalisti” e di un’altra ostile al più laico Ahmadinejad.

Al “Fronte della Resistenza” (Paidari, sostenitore del presidente) sono andati invece solo 15 seggi ma una lista di ex-componenti del suo gabinetto ne ha conquistati altri cinque. Insomma un 29 a 20 che riflette il 100 a 60 del primo turno. I conti però potranno essere fatti solo dopo che gli indipedenti avranno scelto chi appoggiare: erano 30 nella passata legislatura e il loro numero sarebbe cresciuto di molto consentendo ad Ahmadinejad, secondo analisti, di piazzare suoi uomini ancora non venuti alla luce come tali. Nella sola tornata di ieri, i nomi di sei neo-eletti compaiono nelle liste di entrambi gli schieramenti e nove sono “indipendenti”.

Le scelte di campo dovranno essere fatte a partire dal 27 maggio, quando si riunira il nuovo “Majilis”, il Parlamento di Teheran che si profila comunque ancora più ostile ad Ahmadinejad. Nelle prime elezioni dopo lo contestate presidenziali del 2009 che fecero nascere il movimento di protesta dell’ “Onda verde” spentosi per la repressione, il ridimensionamento dei riformisti è stato sancito dall’unico seggio strappato nel secondo turno. E, almeno a Teheran, un aumento di dieci punti – al 45% – dell’affluenza alle urne rispetto al secondo turno di quattro anni fa è in linea con gli auspici della Guida suprema che cercava un avallo popolare al sistema teocratico che regge l’Iran.

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