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Iran: l’intesa sul nucleare è possibile in una settimana

(Keystone-ATS) Dichiarazioni di tenore sostanzialmente positivo, e anche qualche concreta indicazione di possibile “svolta” come la stesura di un “protocollo di accordo”, hanno accompagnato la prima delle due nuove giornate di trattative in corso fino a domani a Ginevra fra Iran e potenze del gruppo ‘5+1’ sul controverso programma atomico iraniano sospettato di finalità militari.

L’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue e coordinatrice del 5+1, Catherine Ashton ha fatto sapere che i colloqui stanno “facendo progressi” ma ora spetta a Teheran dimostrare che non punta alla bomba atomica: “La palla è nel loro campo”, ha detto il portavoce Michael Mann. Già in mattinata peraltro il ministro degli Esteri e capo-negoziatore per il nucleare di Teheran, Mohammad Javad Zarif, aveva commentato le prime fasi dei colloqui affermando che queste “vanno bene” e “stiamo facendo progressi” ma i negoziati “sono duri” e “molto difficili”.

Il ministro, almeno per il momento, è sembrato ridimensionare le aspettative generate da sue stesse dichiarazioni in cui aveva definito “possibile” un’intesa già entro “una settimana” dopo che – fino a qualche giorno fa – le previsioni erano di almeno alcuni mesi. Però il suo vice, Abbas Araghcì, pur annunciando una nuova tornata negoziale sempre a Ginevra in una data per ora imprecisata, ha rivelato che domani si comincerà a redigere “un protocollo di accordo” in tempi non prevedibili.

Sarebbe questa la “svolta” di cui aveva parlato in giornata lo stesso viceministro, associandola ad un incontro fra Zarif e Ashton che il portavoce di quest’ultima ha annunciato si terrà domani. “Concreta e seria”, secondo il Dipartimento di Stato americano, è stata peraltro una nuova bilaterale Usa-Iran (che ormai è quasi di routine) fra Araghcì ed il sottosegretario statunitense agli Affari politici Wendy Sherman.

Da Washington inoltre è venuta la conferma che il ‘5+1’ è disposto “a prendere in considerazione limitati, mirati e reversibili” alleggerimenti delle sanzioni che stanno mettendo in crisi l’economia iraniana a patto che Teheran attui “concrete” e “verificabili” misure per dimostrare che il suo programma atomico non nasconda una dimensione militare (il nodo della trattativa).

Da dichiarazioni e indiscrezioni che hanno accompagnato i precedenti colloqui del mese scorso sempre a Ginevra, è emerso che l’Iran sarebbe disposto a fermare il proprio programma di arricchimento dell’uranio alle pericolose concentrazioni del 20% se gli verrà riconosciuto il diritto di arricchire il combustibile al più rassicurante livello del 5%.

A Teheran però sta crescendo il fronte della resistenza ad un’intesa e la Guida suprema Ali Khamenei, pur difendendo la squadra negoziale dalle critiche dei conservatori, continua a dirsi “non ottimista” sull’esito dei negoziati.

Negli Usa peraltro lo schieramento politico che spinge per nuova sanzioni contro l’Iran, considerate da Teheran un ostacolo all’intesa, continuano ad essere attive e a mordere il freno nonostante le esortazioni della Casa Bianca.

E anche da Gerusalemme non passa giorno che il premier Benyamin Netanyahu non lanci il suo monito: “Israele respinge le proposte di compromesso che sono scaturite dai colloqui di Ginevra. Accettarle – ha avvertito anche oggi – sarebbe un errore storico che permetterebbe all’Iran di continuare a sviluppare il suo programma nucleare”.

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