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Iran avverte: se fallisce negoziato acceleriamo nucleare

(Keystone-ATS) Ancora un rinvio della scadenza, il quarto dal 30 giugno: le delegazioni dell’Iran e delle grandi potenze mondiali riunite a Vienna per i negoziati sul programma nucleare iraniano hanno deciso di darsi tempo fino a lunedì per trovare un accordo.

Segno che permane la volontà di concludere in maniera positiva quella che ormai è una vera maratona, ma intanto i toni sono sempre più aspri, e anche gli ammonimenti.

L’ultimo arriva da Teheran: se il negoziato fallisce, “i tecnici nucleari dell’Iran sono pronti ad accelerare la sua tecnologia nucleare a una velocità più elevata di prima”, ha avvertito il presidente del Parlamento iraniano, Ali Larijani. E il ministro degli Esteri di Teheran, Javad Zarif, ha di fatto scaricato la colpa dei rinvii sull'”altra parte”, ovvero soprattutto sugli Usa, affermando che “l’altra parte cambia ogni volta atteggiamento e pone anche richieste eccessive”. “Siamo in una fase – ha detto – in cui l’altra parte dovrebbe decidere cosa fare: raggiungere un accordo o fare pressioni”.

Parole che fanno seguito alla presa di posizione del segretario di Stato Usa John Kerry, secondo cui per Teheran è giunta l’ora di prendere “decisioni difficili”, perché “non staremo al tavolo dei negoziati per sempre”. Ma tra gli ostacoli, ha rilanciato Zarif, c’è anche il fatto che (nell”altra parte’) “ci sono dei Paesi con differenti punti di vista, e questo rende il lavoro più difficile”.

Un evidente riferimento alla chiara divergenza tra Russia e Usa sulla revoca dell’embargo sulla vendita di armi all’Iran, che Teheran chiede con forza. La delegazione americana è di certo contraria, mentre quella russa è apertamente a favore.

“Schermaglie tipiche di fine trattativa”, affermano fonti vicine al negoziato contattate dall’agenzia di stampa italiana Ansa, sottolineando che comunque “l’atmosfera è positiva e c’è la volontà di tutti di chiudere positivamente”. Ma sulla strada dell’accordo ci sono ancora altri complicati nodi da sciogliere, che riguardano soprattutto l’accesso per gli ispettori internazionali in tutti i siti che ritengano opportuno verificare, anche in quelli militari. Una richiesta a cui l’Iran si oppone con forza.

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