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Iraq, 100 miliardi per la ricostruzione del Paese

Iraq, 100 miliardi per la ricostruzione del Paese (foto d'archivio). KEYSTONE/AP/FELIPE DANA sda-ats

(Keystone-ATS) “Ricostruzione” è la parola d’ordine che domina, e dominerà sempre più nei prossimi mesi, lo scenario post-Isis in Iraq e negli altri territori del Medio Oriente, dove si attribuisce la responsabilità dei danni per centinaia di miliardi di dollari proprio all’Isis.

Dichiarata militarmente “sconfitta”, continua a essere presente nel tessuto socio-economico di ampie zone della regione.

Intanto continua in Yemen la guerra tra Coalizione araba a guida saudita e ribelli Huthi vicini all’Iran e media riferiscono dell’uccisione di oltre cento civili negli ultimi cinque giorni di raid aerei sauditi e dei Paesi alleati di Riad.

Secondo gli Huthi e i mezzi di informazione che sostengono la loro insurrezione, la Coalizione ha condotto da domenica a oggi decine di raid aerei contro luoghi abitati da civili nella regione di Sanaa, Saada, Hudayda e Taiz, tutte roccaforti dei ribelli nello Yemen centrale, settentrionale e occidentale.

Le informazioni non possono essere verificate in maniera indipendente, ma notizie di decine di civili uccisi nei bombardamenti in Yemen sono da mesi all’ordine del giorno.

Da parte loro, gli Huthi hanno rivendicato stamani il lancio di un missile balistico contro una caserma di forze lealiste, filo-saudite, nella regione orientale di Marib. I media sauditi non confermano e non smentiscono.

Da Baghdad, il governo iracheno ha intanto fatto sapere che la ricostruzione dopo quasi quattro anni di guerra con l’Isis costerà 100 miliardi di dollari. Una cifra contenuta nel piano decennale che le autorità irachene presenteranno alla prossima conferenza dei Paesi donatori in programma in Kuwait a febbraio prossimo.

Il ministro della pianificazione iracheno, Salman Jumaily, ha affermato che 47 miliardi di dollari saranno necessari per riparare le infrastrutture. Ma nel conto delle perdite non sono inclusi i danni subiti dai privati, in termini di distruzione di case, negozi e altre attività economiche, che saranno illustrati in una relazione attesa a breve.

Il conto totale, quindi, dovrebbe arrivare ad una cifra di 100 miliardi. “Il processo di ricostruzione – ha sottolineato Jumaily – dipenderà da quello che potrà essere stanziato nel bilancio dello Stato, dall’afflusso degli investimenti stranieri e dai programmi di aiuto delle organizzazioni internazionali”.

Ma sulle donazioni e investimenti stranieri ancora non si hanno indicazioni. L’amministrazione americana del presidente Donald Trump ha detto di non essere disposta ad impegnarsi in modo significativo.

Baghdad spera in finanziamenti dall’Arabia Saudita e da altri Paesi del Golfo. Ma anche l’Iran, che sostiene il governo federale iracheno e che ha stanziato ingenti fondi per finanziare le milizie irachene sciite anti-Isis, potrebbe avere un ruolo importante.

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