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Iraq: al Qaida dichiara guerra ‘occupanti iraniani’

(Keystone-ATS) Al Qaida cerca di portare l’Iraq nel caos approfittando di una gravissima crisi politica tra gli schieramenti sciita e sunnita. Ora che le truppe americane sono partite, ha avvertito l’organizzazione terroristica, gli attentati saranno diretti contro “l’occupazione iraniana e i suoi agenti”, presumibilmente i leader sciiti.

In un messaggio video su siti Internet jihadisti, Abu Mohammad al Adnany, portavoce dello ‘Stato islamico in Iraq’, filiazione di Al Qaida, ha detto che la sua organizzazione, appartenente all’ala più radicale dell’Islam sunnita, “è ora fermamente in controllo della situazione e può colpire dove e quando vuole”. Il principale obiettivo sarà appunto la presunta “occupazione iraniana”, che ha definito “non da meno dell’occupazione dei crociati americani”.

L’Iran, grande vicino dell’Iraq e bastione dell’Islam sciita, è stato spesso accusato dagli Stati Uniti di interferenze in Iraq, retto attualmente da un governo di unità nazionale tra sciiti e sunniti ma guidato dal primo ministro sciita Nuri al Maliki, che con Teheran ha rapporti molto amichevoli.

Le sorti dell’esecutivo appaiono più che mai in bilico da quando il blocco laico e sunnita al Iraqiya ha deciso di boicottare, a partire da dicembre, le riunioni del governo e del Parlamento. L’iniziativa è stata presa in segno di protesta per un mandato di cattura spiccato con l’accusa di terrorismo contro il vice presidente sunnita Tareq al Hashemi il 19 dicembre, solo un giorno dopo la partenza degli americani.

La crisi politica è stata accompagnata da un’ondata di violenze, in particolare con attentati contro sciiti che sono costati decine di morti. Ma gli attacchi hanno preso indiscriminatamente di mira anche agenti delle forze di sicurezza. Oggi dieci persone, tra cui alcuni bambini, sono morte in un attentato contro la casa di due fratelli, entrambi poliziotti, a Mussayeb, 60 chilometri a sud di Baghdad.

Al Qaida vede nella difficile situazione dopo la partenza degli americani un’occasione per rilanciare la sua azione in Iraq, dopo essere stata costretta sulla difensiva negli ultimi anni dalla reazione dei capi tribali delle regioni sunnite. Quest’ultimi hanno favorito la creazione di milizie denominate Sahwa (Risveglio), che hanno combattuto la presenza dell’organizzazione terroristica.

Un ex elemento di spicco di Al Qaida passato poi alle milizie Sahwa, il mullah Nadhim al Jubury, è stato ucciso martedì a Baghdad in un’azione che il vice ministro dell’Interno, Adnan al Asaadi, ha definito come un messaggio intimidatorio a tutti gli altri ex militanti perché rientrino nelle file dell’organizzazione terroristica.

Oggi centinaia di persone hanno seguito il feretro di al Jubury nella cerimonia funebre che si è svolta nella sua città natale di Duluiya. Il premier Maliki ha definito l’ex militante di Al Qaida “un martire” che ha pagato con la vita il fatto di avere scelto la strada “dell’unità, della solidarietà e dello sradicamento della violenza settaria”.

L’avvertimento di Al Qaida è chiaro: “Chi dice che non c’è più una motivazione religiosa per combattere dopo la partenza delle forze americane è un bugiardo, perché questo è il momento della vera lotta”, ha affermato il portavoce Al Adnany nel suo messaggio.

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