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Iraq: oltre 330’000 vittime violenze dopo caduta Saddam

(Keystone-ATS) Oltre 70’000 uccisi, 15’000 scomparsi e 250’000 feriti con menomazioni permanenti: è questo il bilancio aggiornato questo momento degli attentati e delle violenze politiche in Iraq dopo la caduta del regime di Saddam Hussein, nel 2003. Lo ha reso noto oggi il ministro per i diritti umani, Mohammad Shiyaa al Sudani, in una conferenza a Baghdad alla presenza del rappresentante dell’Onu nel Paese, Martin Koppler. Al Sudani ha notato che dall’inizio del 2012 gli attentati terroristici sono in ulteriore aumento.

Sebbene le violenze siano diminuite rispetto al picco raggiunto tre il 2006 e il 2007, al culmine delle lotte interconfessionali, gli attentati mortali hanno ripreso a moltiplicarsi rispetto agli anni successivi e si susseguono ogni giorno nel Paese, dove rimane forte la presenza di Al Qaida. Inoltre, pur in mancanza di cifre ufficiali, diverse fonti ritengono che la metà del milione e mezzo di cristiani che viveva in Iraq sotto il passato regime, sia stata costretta a lasciare il Paese per sfuggire alla minaccia.

In questi ultimi nove anni, ha sottolineato Al Sudani, l’Iraq ha sperimentato “alcuni dei crimini più orrendi come omicidi, rapimenti, deportazioni e distruzioni che sono costate la vita a migliaia di innocenti e hanno portato al collasso delle infrastrutture e al ritardo dei progetti di sviluppo”.

“Oltre agli uccisi e ai feriti – ha rilevato da parte sua Martin Koppler – anche vedove e orfani sono vittime dirette di queste azioni, di cui soffriranno per sempre, specialmente nelle famiglie rimaste senza sostegno economico”.

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