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Israele: Giordania richiama in patria ambasciatore

Heba Labadi è agli arresti amministrativi in Israele dallo scorso 20 agosto quando fu fermata al valico di frontiera di Allenby. Keystone/AP Courtesy of Muna al-Labadi sda-ats

(Keystone-ATS) A pochi giorni dai 25 anni del Trattato di pace, Israele e Giordania sono in piena crisi diplomatica. Amman ha richiamato in patria per consultazioni l’ambasciatore Ghassan al-Majali in protesta contro la detenzione “inumana e illegale” in Israele di due giordani.

Il ministro degli esteri hashemita, Ayman Safadi, ha detto che questo è “un primo passo” e che la Giordania ritiene “Israele pienamente responsabile delle vite dei nostri cittadini”.

Heba Labadi – 32 anni e di discendenza palestinese – è agli arresti amministrativi in Israele (detenzione senza formali accuse) dallo scorso 20 agosto quando fu fermata al valico di frontiera di Allenby. Questo mese lo Shin Bet (sicurezza interna di Israele) ha detto che la ragazza è trattenuta “nel sospetto del suo coinvolgimento in gravi violazioni della sicurezza” ma senza ulteriori precisazioni.

Labadi è in sciopero della fame nel carcere di Haifa da 36 giorni e – secondo il “Club dei prigionieri”, organizzazione palestinese che si occupa dei detenuti – la sua salute si è deteriorata al punto da essere stata ricoverata varie volte in ospedale. Anche per l’altro detenuto, Abdulrahman Miri, fermato lo scorso settembre sempre al valico di Allenby, la Giordania ha denunciato condizioni di salute precarie.

Oggi il ministero degli esteri giordano – riporta l’agenzia ufficiale Petra – ha inoltre annunciato che è stato arrestato un cittadino israeliano “entrato clandestinamente nel territorio” del regno nella Valle del Giordano. Il portavoce del ministero Sufian al-Qudah ha sostenuto che le autorità stanno indagando per poi inviare l’uomo “alle autorità competenti per le necessarie misure legali”.

Il sito israeliano Ynet cita in merito il presidente della commissione per gli affari esteri del parlamento giordano, Nidal Thani, secondo cui è opportuno che l’israeliano sia trattenuto adesso in Giordania come “carta di scambio” al fine di liberare i due cittadini giordani che sono sottoposti ad arresti amministrativi in Israele. Lo stesso sito cita inoltre il deputato giordano Khalil Atya, secondo cui il governo del suo paese deve sfruttare la situazione creatasi per esigere la liberazione di 22 cittadini giordani che, a quanto gli risulta, scontano pene varie in Israele.

Da parte sua la radio militare israeliana ha riferito che ancora non c’è certezza che l’uomo entrato illegalmente ieri in Giordania abbia effettivamente la cittadinanza israeliana.

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