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Israele: si allarga protesta sociale, medici in sciopero

Questo contenuto è stato pubblicato il 20 luglio 2011 - 16:58
(Keystone-ATS)

Centinaia di medici del settore pubblico sono scesi oggi in strada, in diverse città d'Israele, dopo aver proclamato uno sciopero senza preavviso, al culmine di un lungo periodo di agitazione, contro la perdita di potere d'acquisto dei loro stipendi e le condizioni di lavoro negli ospedali.

L'iniziativa ha preso forma sullo sfondo d'una generale ondata di proteste che coinvolge in queste settimane varie categorie di salariati e settori sempre più ampi della classe media, alle prese con problemi che vanno dal carovita all'insostenibilità dei costi delle case a Tel Aviv e altrove.

I medici, che erano stati fra i primi ad alzare la voce alcuni mesi or sono, hanno rotto gli indugi dopo il fallimento del tavolo di trattativa aperto col ministero delle Finanze. La cui offerta di incrementi salariali è stata respinta perché non accompagnata - secondo i rappresentanti di categoria - da alcuna risposta sulla questione del sovraffollamento delle strutture sanitarie pubbliche, dalle mancate assunzioni e della denunciata carenza d'organico negli staff medici e paramedici.

A Haifa un gruppo di dimostranti ha bloccato in camice bianco una delle principali arterie cittadine, mentre centinaia di colleghi hanno abbandonato stamattina all'improvviso reparti, ambulatori e cliniche di Tel Aviv per dar vita a un corteo.

Risparmiato dalla crisi economica che ha investito mezzo mondo, e forte di un tasso di crescita ancora confortante, Israele deve fare tuttavia i conti con l'altra faccia della medaglia: i contraccolpi sociali a medio-lungo termine delle riforme liberalizzatrici avviate nel decennio passato dall'allora ministro delle Finanze (e attuale premier), Benyamin Netanyahu (Likud, destra). Riforme che hanno permesso al Paese di ritrovare ossigeno dopo l'impantanamento del vecchio sistema socialista e che però, anche per gli effetti delle politiche di rigore finanziario, rischiano ora di produrre conseguenze pesanti su fasce sociali diffuse. Come dimostra il crescente malcontento di consumatori e cittadini, la cui 'rivolta' alcuni media hanno già paragonato a quella dei cosiddetti 'indignados' spagnoli o di altri Paesi europei.

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