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Italia: addio all’ultimo sopravvissuto a rastrellamento di Roma

(Keystone-ATS) L’ultimo sopravvissuto al rastrellamento nazista nel Ghetto di Roma del 16 ottobre 1943 se n’è andato.

Lello Di Segni, che tra pochi giorni avrebbe compiuto 92 anni, è morto nella notte dopo una vita lunga e piena, segnata da 22 mesi nell’inferno del campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau.

Tra la piccola folla che si è ritrovata oggi davanti alla Sinagoga del Portico d’Ottavia per il corteo funebre, molti ragazzi. Con loro soprattutto Di Segni amava parlare e ripercorrere l’incubo di quel ‘sabato nero’ nel Ghetto e della prigionia nel lager nazista.

Anche perché aveva solo 17 anni quando all’alba di un giorno di festa per gli ebrei, sabato e Sukkot, fu prelevato dalle Ss insieme con la madre, il padre e tre fratelli. Mitra dietro la schiena, Di Segni e la sua famiglia furono costretti a scendere in strada e poi a salire su un camion. Destinazione sconosciuta.

Di quel giorno Lello ricordava spesso d’esser riuscito a tornare indietro un’ultima volta in casa, solo per pochi minuti, a prendere qualche vestito. Poi, il buio dei lager nazisti: Auschwitz-Birkenau, Halle e Dachau. “Mi sono salvato solo perché ho lavorato tanto”, aveva raccontato in un’intervista all’agenzia italiana ANSA qualche anno fa. Con il terrore che i nazisti lo massacrassero di botte lavorava sempre.

Anche quella mattina in cui si svegliò e si ritrovò senza scarpe. Gliele avevano rubate. Andò a lavorare lo stesso, con delle pezze arrotolate attorno ai piedi. Finalmente, dopo quasi due anni prigionia nei campi di concentramento, il 10 giugno del 1945 arrivò la liberazione. Tornato a Roma, la gioia più grande fu quella di riabbracciare il padre. “In questi anni ho cercato di dimenticare, ma non ce l’ho fatta”, confessava rivendicando con coraggio l’importanza del ricordo, anche se doloroso. Ed è per questo che d’allora decise di andare nelle scuole a passare il testimone.

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