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Italia: Camera approva riforme della Costituzione, ora al Senato

(Keystone-ATS) La Camera italiana ha approvato in seconda lettura le riforme costituzionali, che ora tornano in Senato: 357 i “sì”, 125 i “no” e sette gli astenuti.

Le principali modifiche alla costituzione riguardano il superamento del bicameralismo perfetto, per cui il parlamento italiano continuerà a essere formato da Camera dei deputati e Senato della repubblica, ma i due organi avranno composizione e funzioni diverse. Le altre principali modifiche:

– Senato:

non sarà più eletto dal popolo, ma diventa un organo elettivo di secondo grado, composto al massimo da cento senatori, rispetto ai 315 previsti dalla costituzione attuale. Novantacinque sono eletti dai consiglieri regionali e dai sindaci del territorio e altri cinque possono essere nominati dal presidente della repubblica per sette anni. Si aggiungono gli ex presidenti della Repubblica in qualità di senatori a vita.

– Voto a data certa: n

el processo legislativo s’introduce un’opzione che consente al governo di chiedere alla Camera di votare entro sessanta giorni un disegno di legge essenziale per l’attuazione del programma.

– Titolo V: v

iene modificata la ripartizione delle competenze tra stato e regioni.

– Referendum: l

e firme necessarie per la richiesta di referendum abrogativo restano 500 mila, con il quorum di partecipazione del 50 per cento più uno degli aventi diritto. In caso si arrivi a 800 mila firme il quorum si abbassa alla maggioranza dei votanti delle ultime elezioni. Per le leggi di iniziativa popolare il requisito di 50 mila firme necessarie per la presentazione si alza a 150 mila.

– Elezione capo dello Stato:

è il parlamento in seduta comune che elegge il capo dello Stato, ma senza delegati regionali. Cambiano i quorum: dal quarto scrutinio è sufficiente la maggioranza dei tre quinti e, dall’ottavo, la maggioranza assoluta.

– Soppressione di enti

. si prevede la soppressione del consiglio nazionale dell’economia e del lavoro e della previsione costituzionale delle province, che non saranno più menzionate nella costituzione e le cui funzioni sono state distribuite tra le regioni, i comuni e, nelle aree metropolitane, le città metropolitane.

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