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Italia: dal 2000 debito cresciuto di 600 miliardi di euro

Questo contenuto è stato pubblicato il 03 marzo 2012 - 18:42
(Keystone-ATS)

Il debito pubblico italiano è cresciuto quasi di 600 miliardi di euro dal 2000, segnando dunque in una decade un aumento del 45,96%. È quanto evidenzia uno studio, "Italia 2011: un anno di sofferenza" (Mazziero Research), nel quale si sottolinea che "il dato preoccupante è la progressione di questo debito e di come esso appaia cronico indipendentemente dalla compagine politica incaricata di governare". Rispetto ai 1.897,9 miliardi certificati a dicembre 2011 dalla Banca d'Italia, al momento "il dato appare moderatamente più elevato: con una proiezione attuale a oltre 1.910 miliardi di euro", riferiscono gli economisti.

Nello studio si calcola, "per dare un'idea della gigantesca mole del debito pubblico italiano", che "è come se ogni giorno dalla nascita di Gesù Cristo fossero stati accumulati 2 milioni e 600 mila euro di debito; oppure 34 milioni e 500 mila euro di debito per ogni giorno a partire dalla nascita dello Stato Italiano, il 17 marzo 1861". Secondo gli analisti "questi numeri ci mostrano una cruda realtà: non esiste nessuna possibilità di restituire in un tempo congruo un simile ammontare di debito".

Nel 2011, nonostante tre manovre correttive (due del governo Berlusconi e una del governo Monti), il debito è aumentato, rispetto alla fine del 2010, di 55 miliardi di euro.

Nel dossier si fa anche un calcolo del peso pro capite di questo fardello dei conti pubblici italiani: 31.190 euro su ciascuno degli abitanti, compresi i "4 milioni e 895 mila stranieri che vengono comunque inclusi in questo calcolo".

Snocciolando i dati, lo studio evidenzia che il 43,5% del debito si è formato nella Prima Repubblica, sino all'insediamento del primo governo Amato del 1992; il restante 56,5% "è frutto della seconda Repubblica", conclude lo studio.

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