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Italia: fermato ceceno a Foggia, pronto al martirio

(Keystone-ATS) Sarebbe partito per il Belgio tra qualche giorno, forse per compiere un attentato, se l’Antimafia barese non l’avesse fermato.

Con le accuse di terrorismo internazionale di matrice islamica e istigazione alla jihad armata è ora in carcere a Foggia il 38enne ceceno Eli Bombataliev.

Nelle conversazioni telefoniche intercettate, soprattutto con la moglie e definite “agghiaccianti” dal procuratore di Bari Giuseppe Volpe, l’uomo si dice pronto ad immolarsi. “Se domani mi chiamano per offrire me stesso – l’hanno sentito dire gli investigatori della Digos e dell’Antiterrorismo – lo devo fare per forza.

Eli il ceceno riteneva il martirio in nome di Allah l’unica arma possibile sia contro l’Occidente sia contro gli islamici non ortodossi: “bastardi – definiva questi ultimi – che pensano di essere musulmani”. Nelle telefonate Bombataliev parla di “un esercito di 12mila” persone “che decapiterà tutti” e della necessità di “punire questi diavoli”, con “spargimento di molto sangue”.

L’inchiesta ‘Caucaso connection’ della Digos di Bari e del Gico della Guardia di Finanza (che si è occupata di tutti gli aspetti investigativi legati ai flussi di denaro) è partita nel marzo scorso dopo il fermo di un tunisino accusato di apologia di terrorismo. Ricostruendo la sua rete di contatti, si è poi risaliti al ceceno, che era stato segnalato anche dall’Aisi, l’Agenzia informazioni e sicurezza interna. I soli tre mesi di indagini hanno consentito di raccogliere telefonate con esplicito riferimento ad attentati terroristici, alla sua volontà di tornare a combattere in Siria, dove era già stato tra il 2014 e il 2015, e alla sua partecipazione all’assalto di Grozny, la capitale della Cecenia, nella notte tra il 3 e il 4 dicembre 2014 alla ‘Casa della Stampa’ e ad una scuola, costato la vita a 19 persone tra cui 10 terroristi.

L’uomo, ritenuto un foreign fighter ceceno dell’Isis appartenente al gruppo terroristico ‘Emirato del Caucaso’, era arrivato a Foggia dal Belgio nel 2012 e subito aveva ottenuto lo status di rifugiato. Avrebbe intrattenuto contatti sospetti con ceceni in Belgio, in Germania e in Siria, oltre a poter “contare – secondo gli investigatori baresi – su una rete composta anche da soggetti presenti sul territorio nazionale”.

A differenza del terrorismo jihadista mediorientale, quello ceceno – stando a quanto emerso da questa indagine – utilizza poco internet per le attività di proselitismo e indottrinamento. Bombataliev, Imam del centro islamico ‘Al Dawa’ di Foggia, avrebbe infatti esercitato il suo carisma direttamente in moschea, diffondendo messaggi di odio e di sostegno ai gruppi terroristici protagonisti di attentati. “Gli italiani sono peggio degli animali…bisogna punire questi diavoli”.

Dagli atti emergono, infatti, anche riferimenti alla strage di Manchester del 22 maggio scorso. Oltre al provvedimento cautelare nei suoi confronti, sono stati emessi tre decreti di espulsione nei confronti della moglie, la 49enne russa Marina Kachmazova, e di due fratelli albanesi, Orkid e Lusien Mustaqi, di 26 e 23 anni, residenti a Potenza, risultati parte della rete di contatti di Bombataliev e destinatari della sua attività di indottrinamento. Addirittura la donna, che viveva a Napoli, sarebbe stata istigata al martirio attraverso un lento percorso di persuasione iniziato alcuni mesi fa, fino alla richiesta esplicita di diventare una “shahidka”, donna kamikaze con cintura esplosiva.

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