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Italia: morto ex ministro Nicolazzi, fu segretario Psdi

(Keystone-ATS) È morto nella notte in una clinica di Arona (Novara), dove era ricoverato da alcuni giorni, Franco Nicolazzi, segretario del Partito Socialista Democratico Italiano (Psdi) a metà degli anni Ottanta e più volte ministro. Protagonista della vita politica italiana nella Prima Repubblica, avrebbe compiuto ad aprile 91 anni.

Domani la camera ardente nella sala consiliare del Comune di Gattico, il paese di origine in provincia di Novara; funerali sabato pomeriggio, sempre a Gattico.

Nicolazzi era nato a Gattico, paese della provincia di Novara di cui è stato anche sindaco, il 10 aprile 1924. Partigiano nelle Brigate Matteotti, partecipò alla fondazione del Partito Socialista Democratico Italiano (inizialmente Psli) nato nel gennaio 1948, sotto la guida di Giuseppe Saragat, in opposizione alla scelta del Partito Socialista Italiano di allearsi con il Partito Comunista (il cosiddetto Fronte Democratico Popolare).

Parlamentare dal 1963 al 1990, è stato ministro dell’Industria nel 1979 e poi, dal 1980 al 1987, ministro dei Lavori Pubblici. Ha legato la sua attività ministeriale all’introduzione del principio del ‘silenzio-assensò per le autorizzazioni richieste alla Pubblica Amministrazione e all’abrogazione della legge che vietava in Italia la costruzione di nuove autostrade. Promotore delle realizzazione di nuove opere viarie, tra le quali l’ampliamento della Tangenziale di Milano e l’autostrada A26, la Genova Voltri-Sempione ribattezzata Genova Voltri-Gattico-Sempione per lo svincolo verso il suo paese voluto proprio dall’ allora ministro.

Nicolazzi abbandonò la politica in seguito alla condanna per concussione nell’ambito del processo per le cosiddette ‘carceri d’oro’.

“L’Italia a metà degli anni Ottanta ha iniziato un’opera di distruzione sistematica di quello che era stato costruito – diceva a proposito di Tangentopoli -. In nessun altro Paese ci sono stati cinque segretari di partito indagati o condannati, ma si è voluto colpire i politici, non i malfattori. L’aiuto ai partiti, che è legittimo in ogni società democratica, è stato interpretato come un fatto personale. Nel mio caso la Guardia di Finanza ha accertato, e fa parte delle carte processuali, che non ho percepito una lira. E di questo vado orgoglioso”.

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