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Italia: opposizioni in rivolta dopo decreto salvaliste

(Keystone-ATS) ROMA – In Italia la maggioranza tira un sospiro di sollievo, ma tutte le opposizioni, dall’Udc alla sinistra radicale, sono in rivolta e, come raramente accade, si ritrovano compatte sullo stesso fronte contro un governo che – è l’accusa – “uccide la democrazia”: è l’effetto del decreto salva-liste, che ha visto la luce ieri sera a palazzo Chigi dopo un lungo e travagliato parto.
Per tutta la giornata Udc, Pd, Idv insieme alla sinistra ‘extraparlamentare’ hanno sparato a zero contro l’esecutivo e contro Silvio Berlusconi in procinto di sanare le liste del centrodestra nel Lazio e in Lombardia; con Antonio Di Pietro che ha chiamato “alle armi”, sia pure ‘democratiche’, i cittadini per una mobilitazione di piazza contro il “dittatore”. Iperattivo il leader di Idv che ha parlato di ‘golpe’ di ‘abuso di potere’ spingendo alla protesta e alla mobilitazione i cittadini-elettori. E ieri sera, dopo il varo del Dl, l’attacco concentrico delle opposizioni contro la maggioranza è andato avanti senza sosta, con toni sempre più preoccupati e allarmati. E anche con minacce e avvertimenti come quello di Vincenzo Maruccio, Capolista dell’Italia dei Valori alle Regionali del Lazio, che ha ipotizzato il ritiro delle sue liste dalla competizione elettorale.
La linea dura Pier Luigi Bersani l’ha mantenuta anche ieri (con Dario Franceschini che si è trasformato in un suo supporter), nel suo tour al nord. Il segretario del Pd ha bocciato scorciatoie, e “trucchi per coprire pasticci”, ha annunciato una dura opposizione. E poi è partita la stoccata finale: se sono in grado pensino al paese, pensino a dare risposte ai problemi altrimenti facciano le valigie.
Una valanga di accuse, che però Silvio Berlusconi ha voluto ribaltare sulla stessa opposizione: così in un collegamento telefonico con una manifestazione elettorale a Bari, il premier ha messo in guardia dal rischio di cadere, se la sinistra tornasse al potere, in uno stato di polizia, in una dittatura. Intanto, però – è la controaccusa che sale dalla sinistra – il paese vive la sua “notte della Repubblica” come dice Oliviero Diliberto leader del Pdci, il partito che ha distribuito volantini listato a lutto per annunciare la “morte della democrazia”.
La corsa contro il tempo dopo il ‘pasticcio’ di Roma e Milano che ha costretto il governo a marciare a tappe forzate e dentro gli spazi strettissimi che il Quirinale aveva imposto come ‘conditio sine qua non’ interventi legislativi non sarebbero stati nemmeno presi in considerazione. Una maratona anche diplomatica con continui e frequentissimi contatti tra palazzo Chigi e il colle più alto che alla fine, ha portato al varo del decreto “interpretativo” e, poco prima della mezzanotte, alla firma di Napolitano. E già oggi, dunque in tempo per poter essere utilizzato dai tribunali amminitrativi, sarà pubblicato, come annunciato dal ministro dell’Interno in conferenza stampa, in Gazzetta Ufficiale.

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