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Italia: unioni civili, molti scontenti da Family day a Lgbt

(Keystone-ATS) Molto scontento in Italia dopo il voto del Senato sulle unioni civili. La mediazione nella maggioranza su di un testo che non è più quello originale non piace, per ragioni chiaramente diverse, alle ali estreme: i cattolici e le organizzazioni gay

E se le associazioni gay annunciano il proseguimento della lotta nelle piazze, i cattolici del Family Day si appellano al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, perché si faccia “garante” della democrazia, e mandano un messaggio al premier Matteo Renzi: “Si accorgerà di noi al referendum di ottobre”, quello sulle riforme costituzionali, dice il portavoce Massimo Gandolfini.

Lo stralcio della stepchild adoption è inaccettabile per il mondo gay e non basta ai cattolici, che vedono nel maxiemendamento in ogni caso il riconoscimento dei matrimoni tra omosessuali. L’intesa tra Renzi e Alfano mette dunque d’accordo due mondi opposti, distanti anni luce, che parlano in modi diversi di ‘pasticciaccio all’italianà.

Per il movimento lgbt questa “legge sulle unioni civili ignora completamente l’esistenza e le esigenze dei figli di coppie omosessuali, chiedendo alla magistratura di sbrigare da sola questo incredibile vulnus della nostra legislazione. Ponzio Pilato non sarebbe riuscito a fare di meglio”.

In un documento firmato da una trentina di associazioni, quasi tutte le realtà della galassia omosessuale e transessuale italiana, annunciano che quella del 5 marzo prossimo, a Piazza del Popolo a Roma, sarà “una grande manifestazione di protesta contro le scelte del Governo e del Parlamento”.

Il mondo cattolico ha fatto sentire la sua voce prima in un duro corsivo di Avvenire che contesta soprattutto il metodo, la fiducia. “C’è modo e modo di dettar legge, e questo non riesce proprio a convincerci”, si legge sul giornale dei vescovi.

Il popolo del Family Day invece oggi ha improvvisato una conferenza stampa davanti al Senato. La richiesta di fiducia sul maxiemendamento sulle unioni civili “è una procedura inaccettabile, inammissibile, sconcertante. La storia repubblicana non ha mai conosciuto un momento di protervia politica come questa”, dice Gandolfini che parla di “dittatura” e dice che di questa legge, anche nei contenuti, “non va bene niente”.

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