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Italofoni nell’amministrazione federale, si marcia sul posto

Il personale italofono nell'amministrazione federale alla fine dello scorso anno rappresentava il 7% del totale. KEYSTONE/ANTHONY ANEX sda-ats

(Keystone-ATS) Il numero di collaboratori italofoni nell’amministrazione federale è sostanzialmente stabile. Lo indica il rapporto approvato oggi dal Consiglio federale sulla gestione del personale per l’anno 2016.

Stando al documento, la presenza di personale italofono era a fine 2016 del 7% (una percentuale rimasta pressoché invariata dal 2012). Tale valore si situa nella parte bassa della forbice indicata dal Consiglio federale: 6,5%-8,5%.

Anche se a livello generale la presenza di italofoni si avvicina agli obiettivi del governo, le cose cambiano radicalmente se si considerano i singoli dipartimenti.

A parte la Cancelleria federale e i Dipartimenti federali delle finanze (DFF) e di giustizia e polizia (DFGP), con percentuali rispettivamente del 20,7%, del 10,1% e del 7,1%, negli altri dipartimenti la presenta italofona è inferiore ai valori di riferimento: si va da un 4,5% del Dipartimento federale dell’economia, della formazione e della ricerca (DEFR) al 6% del Dipartimento federale dell’interno.

Le alte percentuali della Cancelleria federale e del DFF si spiegano con la forte presenza di italofoni nei servizi linguistici (traduttori), nonché con l’importante effettivo di doganieri impiegato a Sud delle Alpi.

Lo stesso discorso fatto per gli italofoni vale anche per le altre minoranze latine: i romandi risultano leggermente sottorappresentati nell’amministrazione federale (quota di riferimento: 21,5%-23,5%, effettivo: 21,4%), mentre i romanci sono nettamente al di sotto dell’obiettivo (fissato al 0,5%-1,0%, effettivo 0,3%). Da parte loro, i tedescofoni sono ancora una volta sovrarappresentati (sono il 71,3%, obiettivo: 68,5%-70,5%).

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