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Kamikaze Isis nell’est della libia, un massacro

(Keystone-ATS) Attentati, decine di morti, stallo nei negoziati: per la Libia oggi è stata una nuova giornata di passione. Due kamikaze dell’Isis a bordo di autobomba hanno compiuto un massacro con circa 50 vittime nell’est, mentre nel Paese le due fazioni che l’Onu vorrebbe si unissero per combattere lo Stato islamico si abbandonano a schermaglie verbali ostili e poco incoraggianti. Gli attentati hanno causato almeno 47 morti e 80 feriti, di cui 26 molto gravi facendo temere un aggravarsi del bilancio di vittime.

Nell’attacco portato ad al Qubah (o Qubbah) secondo varie fonti sono state utilizzate tre autobomba per colpire un distributore di carburante, la sede del Dipartimento della sicurezza e l’abitazione di Aqila Saleh, il presidente del parlamento libico riconosciuto dalla comunità internazionale. Al Qubah ha circa 25 mila abitanti e si trova quasi a metà strada fra Derna, dove l’Isis dallo scorso autunno ha fatto istituire un “califfato” (41 km più a est), e al Bayda, una delle due sedi del governo libico.

Nella rivendicazione l’Isis parla solo di due kamikaze (“cavalieri del Califfato della Cirenaica”, uno libico e uno saudita) che hanno vendicato la morte di “famiglie musulmane” nei due giorni di raid aerei egiziani su Derna di inizio settimana e replicati dall’aviazione libica nelle ultime ore.

Secondo obiettivo era il Direttorato alla sicurezza, definita “l’Unità di crisi del tiranno Haftar”: il riferimento è al generale Khalifa Haftar, che ha lanciato un’operazione contro le milizie islamiche alla guida di una sua forza poi riconosciuta dal governo di Tobruk.

La missione dell’Onu in Libia, che con Bernardino Leon sta cercando di riconciliare in un governo di unità nazionale Tobruk e i rivoluzionari di Tripoli, ha dichiarato che la “migliore risposta” al terrorismo è quella di andare avanti “nella ricerca di una soluzione politica”.

Questa, stando almeno alle ultime indiscrezioni e dichiarazioni, sembra in salita: governo e Parlamento di Tobruk avrebbero respinto una proposta sulla formazione di un governo di unità nazionale entro una settimana finalizzato a combattere l’Isis.

Uno degli elementi della proposta sarebbe l’accantonamento di Haftar, apparentemente improponibile vista la crescita di influenza anche politica che sta dimostrando il generale. Da Tripoli il premier Omar Al-Hassi ha vestito i panni dell’avvocato dell’Isis chiedendo che il negoziato sia sospeso “a meno che le Nazioni Unite non trascinino l’Egitto davanti alla Giustizia” per i suoi raid aerei su Derna.

Il ministro degli Esteri italiano Paolo Gentiloni ha parlato di “schermaglie della vigilia” di un nuovo “appuntamento negoziale”. L’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue, Federica Mogherini, ha dichiarato che “il terrorismo in Libia può essere sconfitto” solo attraverso “un governo unito” ma “le parti non devono perdere quest’ultima chance dato che la finestra di opportunità si sta rapidamente chiudendo”.

Sul fronte Isis, fonti ufficiali libiche hanno annunciato che l’Egitto sta realizzando un blocco navale per impedire traffici di armi in favore dei jihadisti. Inoltre è sempre in corso l’assedio delle milizie islamiche di Misurata (grandi sponsor del Parlamento di Tripoli) agli uomini dell’Isis asserragliati a Sirte, peraltro bombardata da aerei libici di provenienza non chiara.

I jihadisti affiliati allo Stato islamico hanno imposto un coprifuoco e, per sottolineare la presa di possesso della città natale di Muammar Gheddafi, hanno inscenato parate con pickup pesantemente armati e issato una bandiera nera all’Università.

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