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Kosovo: traffico organi; Belgrado, si sapeva ma si taceva

Questo contenuto è stato pubblicato il 18 febbraio 2011 - 14:22
(Keystone-ATS)

Unmik, la missione dell'Onu in Kosovo, sapeva del traffico illegale di organi ma tacque e non fece nulla per non mettere a repentaglio la stabilità. Lo ha detto il ministro del lavoro serbo Rasim Ljajic, intervenuto nel dibattito sulla macabra vicenda tornato alla ribalta dopo l'approvazione il mese scorso del rapporto di Dick Marty da parte del Consiglio d'Europa.

"Le Nazioni Unite sapevano, i rappresentanti di tutte le principali istituzioni internazionali in Kosovo sapevano, ma a quel tempo e per vari anni seguenti la politica della comunità internazionale poneva la stabilità al disopra della giustizia. Per la salvaguardia della stabilità si chiudevano entrambi gli occhi", ha detto Ljajic citato dai media.

Il traffico di organi denunciato nel rapporto da Dick Marty sarebbe stato messo in atto alla fine degli anni novanta in Kosovo e Albania dagli indipendentisti dell'Esercito di liberazione del Kosovo (Uck) ai danni di prigionieri serbi da loro uccisi. Tra gli altri a essere coinvolto sarebbe l'attuale premier kosovaro Hashim Thaci, allora leader dell'Uck, che nega ogni accusa.

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