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Kosovo al voto, guardando a ripresa dialogo con Belgrado

Manifesti elettorali a Pristina. KEYSTONE/EPA/GEORGI LICOVSKI sda-ats

(Keystone-ATS) In Kosovo si vota domenica in elezioni parlamentari anticipate, una consultazione cruciale per le prospettive di ripresa del dialogo con Belgrado per stabilizzare la regione. Senza un’intesa sui dazi nessun accordo è infatti possibile.

Ci si aspetta infatti che un nuovo governo a Pristina abolisca le tariffe doganali maggiorate del 100%, imposte lo scorso novembre sull’import da Serbia e Bosnia-Erzegovina, consentendo la prosecuzione del negoziato. Belgrado pone la cancellazione dei dazi come condizione per il ritorno al tavolo negoziale.

Alle elezioni anticipate si è giunti dopo le dimissioni in luglio del premier Ramush Haradinaj, convocato dai giudici del Tribunale speciale dell’Aja per i crimini commessi dall’Esercito di liberazione del Kosovo (Uck) durante il conflitto armato con la Serbia di fine anni novanta.

Haradinaj è stato in passato tra i leader dell’Uck, la guerriglia indipendentista albanese, al pari degli altri principali dirigenti attuali del Paese, a cominciare dal presidente Hasjhim Thaci e dal capo del parlamento Kadri Veselj.

I sondaggi danno in vantaggio i partiti di opposizione, con in testa la Lega democratica del Kosovo (Ldk, centrodestra) accreditata di oltre il 23%, e il movimento nazionalista ‘Autodeterminazione’ con quasi il 18%.

Il volto nuovo potrebbe essere Vjosa Osmani, candidata premier dell’Ldk, che in molti indicano come possibile prima donna a guidare un governo a Pristina. Il Partito democratico del Kosovo (Pdk) del presidente Thaci e che è guidato dal capo del parlamento Veselj è dato poco dietro i nazionalisti con circa il 17%, mentre di poco meno del 9% è accreditata l’Alleanza per il futuro del Kosovo (Aak), il partito del premier uscente Haradinaj.

Con la popolazione più giovane d’Europa, l’età media è intorno ai 30 anni, il Kosovo registra una crescita economica media del 4%, ma resta in una situazione sociale estremamente precaria con corruzione e criminalità dilaganti, larghe fasce di povertà e una disoccupazione che sfiora il 30%.

Nell’attesa della promessa liberalizzazione del regime dei visti da parte di Bruxelles, il Kosovo è l’unico Paese dei Balcani occidentali i cui cittadini necessitano ancora del visto per recarsi nel resto d’Europa, e oltre 170 mila kosovari hanno lasciato il Paese negli ultimi cinque anni alla ricerca di migliori condizioni di vita.

Dei poco più di 1,9 milioni di elettori, oltre 117 mila sono iscritti nelle liste dei dieci Comuni a maggioranza serba. Sul totale di 120 seggi del parlamento di Pristina, 20 spettano a rappresentanti delle minoranze, dieci dei quali ai serbi. Il voto di domani, per il quale è stato predisposto un massiccio dispositivo di sicurezza, sarà monitorato da migliaia di osservatori, compresi rappresentanti di Osce, Ue e Consiglio d’Europa.

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