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L’aereo scomparso volava con il pilota automatico

(Keystone-ATS) A quasi quattro mesi dal disastro, si sposteranno ancora più a sud nell’Oceano Indiano le ricerche dell’aereo della Malaysia Airlines, scomparso l’8 marzo con 239 persone a bordo, e che al momento dell’inabissamento con ogni probabilità aveva il pilota automatico.

La decisione è stata presa in seguito a nuove analisi dei dati raccolti finora, dopo “nuovi calcoli estremamente complessi sulle comunicazioni satellitari”, ha reso noto il vice primo ministro australiano Warren Truss. Le ricerche si concentreranno ora su un’area di 60mila chilometri quadrati che si trova a 1.800 chilometri dalla costa occidentale dell’Australia.

Secondo Truss, inoltre, “è molto probabile che l’aereo avesse il pilota automatico inserito, altrimenti non avrebbe potuto seguire la rotta precisa identificata dai satelliti”.

A fine maggio si era giunti alla conclusione che dei ‘ping’ acustici, che avevano fatto pensare alla presenza delle scatole nere del velivolo, erano stati invece originati da una delle navi di ricerca. I segnali avevano fatto scattare una ricerca multinazionale, rimasta infruttuosa, con aerei, navi e sottomarini telecomandati, in un’area che ha coperto 4,64 milioni di kmq di oceano.

Intanto, proseguono le rilevazioni di batimetria, o mappatura del fondo oceanico, cui seguiranno ricerche comprensive del fondo stesso. Le nuove ricerche, con robot sottomarini, inizieranno in agosto e richiederanno fino a 12 altri mesi. Sul fronte delle indagini, i pochi dati disponibili suggeriscono che il Boeing 777 della Malaysia Airlines in volo da Kuala Lumpur a Pechino sia stato volontariamente deviato di migliaia di km dalla rotta programmata prima di esaurire il carburante e precipitare nell’Oceano Indiano meridionale, al largo dell’Australia occidentale.

Il sospettato numero uno è il pilota. Per arrivare al 53enne Zaharie Shah sono stati determinanti i simulatori di volo ritrovati a casa sua con i quali il comandante si esercitava a volare lontano dalle rotte abituali verso l’Oceano Indiano, proprio dove il volo Kuala Lumpur-Pechino si è inabissato. I simulatori, inoltre, hanno rivelato che il pilota si allenava ad atterrare su isole e piste di fortuna. La polizia, comunque, ha assicurato che le indagini vanno avanti e che nessuna pista è esclusa, dal guasto tecnico all’attentato terroristico.

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