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L’Egitto vieta gli aquiloni, centinaia di bimbi fermati

L'Egitto ha decretato sanzioni di ordine pubblico come il fermo di ragazzini che fanno volare aquiloni sulle trafficate sponde del Nilo KEYSTONE/EPA/MOHAMED HOSSAM sda-ats

(Keystone-ATS) L’Egitto ha decretato sanzioni di ordine pubblico come il fermo di ragazzini che fanno volare aquiloni sulle trafficate sponde del Nilo.

Misure che non paiono solo molto drastiche, ma colpiscono perché si aggiungono a una raffica di provvedimenti repressivi varati negli ultimi sette anni per mantenere stabile l’amministrazione del presidente Abdel Fattah al-Sisi.

Un sito di opposizione indica in “centinaia” i ragazzini che sarebbero stati posti in stato di fermo, alcuni anche per una o due notti in commissariato, per aver fatto volare aquiloni in almeno quattro città egiziane nel tentativo di sconfiggere la noia da lockdown-Covid.

Media ufficiali avevano motivato i fermi col pericolo rappresentato dai ragazzini che causano incidenti su trafficate strade di scorrimento come quelle dei ponti sul Nilo, cadono da tetti o rimangono fulminati da cavi elettrici inseguendo gli aquiloni. In maniera più verisimile rispetto alle mal tracciate informazioni su retate di bambini, i servizi di sicurezza in un caso hanno reso noto l’arresto di 16 “produttori e venditori” di 70 aquiloni e non di giovanissimi.

I fermi sono stati compiuti al Cairo, Suez, Helwan, Menofia e Alessandria, dove l’accanimento peraltro è apparso più draconiano e meno giustificabile: sostenendo che gli aquiloni erano stati causa di diversi incidenti, la scorsa settimana è stato imposto un bando anche sulle spiagge infliggendo multe per chi li fa volare tra l’equivalente di 16 e 54 euro. Cifre ingenti se si pensa che in Egitto il salario minimo è pari a 108 euro.

Riflesso del pericolo del terrorismo islamista sempre incombente anche se per lo più confinato nel nord-est del Sinai, un membro della Commissione difesa del Parlamento già in giugno aveva chiesto un bando totale degli aquiloni per evitare che vengano dotati di telecamere al fine di spiare postazioni militari o altrimenti sensibili.

I Paese del resto nel 2017 è tornato a vivere in un regime di Stato d’emergenza prorogato ogni tre mesi e che lo accompagna quasi ininterrottamente da oltre 50 anni con varie giustificazioni, da ultimo pure il coronavirus. Le manifestazioni di piazza sono proibite e anche il dissenso affogato nel mare magnum di Facebook fa rischiare anni di prigione come sta avvenendo allo studente egiziano dell’Università di Bologna, Patrick George Zaky, in custodia cautelare da febbraio.

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