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L’Isis quasi sconfitto a Mosul, ma battaglia in Iraq continua

Soldati delle truppe speciali irachene a Mosul (archivio), Keystone/AP/KHALID MOHAMMED sda-ats

(Keystone-ATS) Molti soldati festeggiano già nelle strade di Mosul, ballando e sparando in aria, mentre la battaglia per strappare all’Isis la sua ex ‘capitale’ irachena è praticamente conclusa.

Ma il tanto atteso annuncio ufficiale della vittoria non è ancora arrivato, mentre sacche di resistenza rimangono attive nel centro della città e lo Stato islamico afferma che continuerà a resistere.

La giornata si era aperta con l’annuncio del portavoce dell’offensiva governativa, generale Yahya Rasul, della completa riconquista della Città vecchia, dove sorgeva la moschea Al Nuri, scelta nel luglio del 2014 da Abu Bakr al Baghdadi per annunciare al mondo la rinascita del Califfato. Nel pomeriggio le forze della polizia federale, che partecipano alle operazioni, facevano sapere di avere portato a termine la loro missione con la riconquista della parte di territorio di loro competenza, prendendo il controllo degli ultimi quartieri di Bab al Tub, Suq al Sagha e la Via Najafi e arrivando sulla riva occidentale del Tigri. Diversi miliziani dell’Isis hanno cercato di raggiungere l’altra sponda del fiume con ogni mezzo, anche a nuoto, ma secondo la stessa fonte sono stati uccisi.

Verso sera l’ufficio per l’informazione delle forze armate ha precisato che i jihadisti resistono ancora in un’enclave ormai ridotta a meno di 700 metri di lunghezza per 200 di larghezza e che le forze della polizia federale, avanzate da sud, e quelle dell’esercito, provenienti da nord e da ovest, stanno ancora cercando di congiungersi sul Tigri in corrispondenza del quartiere di Maydan. Amaq, l’agenzia di propaganda dell’Isis, ha affermato che proprio qui sono ancora in corso gli scontri e i miliziani dell’Isis sono decisi a “combattere fino alla morte”.

E’ chiaro, comunque, che la battaglia cominciata quasi nove mesi fa e che ha costretto quasi un milione di civili a fuggire dalle loro case, è ormai alle battute finali. Anche se il proclama della vittoria, che dovrebbe essere fatto dal primo ministro Haidar al Abadi probabilmente nella stessa Mosul, viene ancora rinviato.

La caduta della città-simbolo dello Stato islamico in Iraq non segnerà però la sua fine in questo Paese, dove controlla ancora diverse porzioni di territorio. In particolare l’enclave di Tal Afar, una cinquantina di chilometri a ovest della stessa Mosul, una larga fascia di territorio lungo quasi 400 chilometri di confine con la Siria e, a sud di Mosul, una vasta sacca a ovest di Kirkuk. Proprio partendo da quest’ultima regione mercoledì un centinaio di miliziani dell’Isis avevano occupato il villaggio di Imam, solo una quindicina di chilometri dalla base militare di Qayyara, da dove gli ufficiali iracheni e americani coordinano l’offensiva su Mosul. Secondo residenti citati oggi da vari media iracheni, i jihadisti hanno ucciso almeno 50 tra militari e civili. Nella battaglia sono morti anche due giornalisti iracheni.

In Siria il ‘Califfato’ ha perduto negli ultimi due anni buona parte del suo territorio lungo la Valle dell’Eufrate e cerca ora di difendere disperatamente la sua ‘capitale’ Raqqa dall’assalto delle forze curde sostenute dagli Usa, che sono già penetrate in alcuni quartieri. Ma è ancora presente in vaste regioni ad est verso il confine con l’Iraq e nelle sue mani resta per il momento una parte della città di Deyr az Zor, 120 chilometri a sud-est di Raqqa.

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